Fabrizio Morviducci
Cronaca

Il bolide esploso nell’aria. "La Rete non l’ha intercettato, ma può essere polvere di stelle"

La spiegazione del ricercatore dell’Istituto nazionale di Astrofisica di Arcetri, a Firenze: "In questo caso potrebbe trattarsi della coda di una cometa, anche se non abbiamo riscontri"

Firenze, 22 giugno 2024 – A essere poetici potremmo chiamarla ‘polvere di stelle’. Ma dopo il ‘botto’ con conseguente spostamento d’aria avvertito l’altro giorno all’Elba e in altre zone dell’Arcipelago toscano, la poesia forse può essere lasciata da un parte.

C’è voglia di capire, e tra le ipotesi più probabili di questo evento, visto che di terremoti non ne sono stati rilevati, e di passaggi aerei a velocità sonica non c’è traccia, c’è appunto quella della meteora esplosa al contatto con l’atmosfera.

Abbiamo chiesto informazioni al ricercatore dell’Istituto nazionale di Astrofisica, Osservatorio di Arcetri, Aldo Dell’Oro.

Lei è esperto di piccoli corpi del Sistema solare, e in particolare di asteroidi e della loro evoluzione collisionale. Che idea si è fatto dell’evento avvertito all’Elba?

"Per bolide si intende un meteorite abbastanza voluminoso che non riesce a bruciare completamente nell’atmosfera, si surriscalda e esplode nell’aria, emettendo un boato. Riferendosi a quanto accaduto, pur non essendoci state segnalazioni di questo genere, potrebbe essersi trattato appunto di un bolide. Si fa un ragionamento per esclusione, perché i nostri colleghi dell’Istituto Geofisico hanno escluso che si tratti di un terremoto".

Perché parla di assenza di segnalazioni?

"In Italia abbiamo una rete che si chiama Prisma. Si tratta di telecamere automatiche che monitorano il cielo per individuare questi oggetti extraterrestri ed eventualmente anche per recuperare frammenti che arrivano a terra. C’è un punto di osservazione anche all’Elba (uno anche a Piombino, ndr ). Su questo fatto specifico per il momento non sembrano esserci riscontri".

Tuttavia se fosse caduto in mare aperto, le telecamere potrebbero non averlo intercettato?

"L’ipotesi è possibile. Ma se fosse finito in mare l’oggetto è sostanzialmente perso. Se invece fosse caduto a terra o sui ghiacci e se fosse stato tracciato dalla rete Prisma, con apposite ricerche sarebbe possibile recuperare i detriti".

Quanti di questi episodi capitano nel mondo?

"Moltissimi. Si tratta di oggetti extraterrestri, ma legati comunque a un fenomeno naturale. Sul nostro pianeta cadono ogni giorno 40 tonnellate di detriti naturali dallo spazio. Per lo più si tratta di polvere, ma ci sono anche meteoriti di una certa grandezza, fino magari a un metro di diametro. Quando vediamo le stelle cadenti si tratta di granelli di sabbia, sostanzialmente, che bruciano in atmosfera e formano quella scia. Gli oggetti grandi, dal chilo in su più o meno, non riescono a bruciare completamente in atmosfera, e raggiungono il suolo. Prima dell’impatto esplodono frammentandosi perché si surriscaldano e i pezzi raggiungono il suolo".

Da dove vengono questi frammenti?

"Sono sostanzialmente materiali che arrivano dalla coda delle comete, o frammenti di asteroidi che orbitano prevalentemente tra le orbite di Marte e di Giove, che tra di loro collidono. Noi non vediamo questi impatti direttamente, sono avvenute nel passato oppure avvengono attualmente, ma riusciamo a vederne gli effetti, i frammenti di queste collisioni finiscono su orbite che possono arrivare fino alla Terra. Con boati, lampi di luce, scie di fuoco. Se le reti di avvistamento riescono a individuare l’area di caduta, vengono effettuate spedizioni per raccogliere questi materiali ferrosi-magnetici o rocciosi e studiarli".