ANGELA BALDI
Cronaca

Caccia, sono ottomila le doppiette aretine

Numeri in calo per mancanza di ricambio generazionale ma tanti giovani si avvicinano alla passione venatoria. I costi

caccia

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Arezzo, 10 ottobre 2024 – Sono ottomila le doppiette aretine che hanno risposto presente alla riapertura della caccia. La nuova stagione venatoria è partita come ogni anno con numeri in calo. Una flessione fisiologica tra il 2 e il 5% per la mancanza di ricambio generazionale in uno sport che vede l’età media alzarsi nonostante i giovani che si avvicinano a questo mondo. Tra i motivi i costi alti che fanno della caccia una passione non per tutti, l’incertezza dei calendari venatori e la scarsità di selvaggina. “Sono circa 8mila le doppiette aretine, una situazione stabile, tra il 2 e il 5% l’anno il calo generazionale, ma siamo lontani dal -10% annuo post Covid, quando le difficoltà economiche scoraggiarono molti – spiega Sergio Fabianelli vice presidente provinciale associazione migratoristi italiani Anuu – Ogni anno si spendono circa 500 euro, tra 173 euro di tassa governativa, 23 di tassa regionale, 100 euro per il primo Atc, l’ambito territoriale di caccia ristretto (Arezzo ne ha due), 50 euro per il secondo Atc, circa 120 di assicurazione”. E queste cifre riguardano chi ha già tutta l’attrezzatura e il cane. I costi salgono per avvicinarsi da zero. “A un ragazzo che volesse iniziare il primo anno non bastano 3mila euro – prosegue Fabianelli - sta diventando uno sport molto caro. Per un fucile standard siamo intorno a 1500 euro, poi c’è il cane, un cucciolo va dagli 800 ai 1200 euro ma va allevato, per arrivare a cacciare ci vuole più di un anno. Il cane inoltre va mantenuto, c’è la spesa per cibo e veterinario. A ciò si sommano cartucce e abbigliamento. Nonostante questo ci sono ancora giovani che si avvicinano all’attività venatoria. Si tratta di persone che fanno una vita molto sana, si alzano presto la mattina per andare a caccia, si tengono in forma. Instaurare un legame con il cane poi, porta il giovane a comportamenti responsabili, la caccia dura pochi mesi, il cane c’è tutto l’hanno e ha bisogno di essere accudito”. A pesare sulla riduzione dei cacciatori anche le proteste degli animalisti. “Le leggi attuali non danno la certezza della caccia, in tutte le regioni ci sono ricorsi contro i calendari venatori (qui si va dalla terza domenica di settembre al 31 gennaio) aspetti che creano incertezza nei cacciatori, molti aspettano a rinnovare il tesserino l’ultimo minuto, perché hanno paura che poi non si apra – spiega Fabianelli - Ecco perché la vera entità del calo di doppiette l’avremo a dicembre. Altra situazione anomala è la peste suina africana arrivata non da noi ma fino al nord della Toscana e al Lazio. Anche questo ha creato incertezza visto che la maggior parte dei nostri cacciatori pratica caccia al cinghiale. Solo una parte minore fa caccia di selezione e una piccola parte la caccia col cane”. A diminuire anche la selvaggina. “La selvaggina diminuisce per una cattiva gestione, tutto è delegato agli Atc. In provincia di Arezzo abbiamo i migliori allevamenti di fagiani a livello nazionale ma manca vigilanza, viene meno il controllo di corvi, gazze e altre specie che gravano su altre. Prima le zone di ripopolamento producevano selvaggina allo stato naturale ed erano termometro per l’agricoltura, se proliferavamo lepri era un segnale che l’agricoltura non usava prodotti nocivi. Oggi sono abbandonate a se stesse”. Ci sono però molti giovani che si avvicinano alla caccia o alle gare cinofile, lo step precedente. “Non solo giovani, anche donne negli ultimi anni - dice Fabianelli - si sono avvicinati alle gare cinofile, un trampolino di lancio verso la caccia. L’ultima gara si è disputata a Castiglion Fiorentino su 114 partecipanti c’erano 6 ragazze, e una decina di giovani”.