Grosseto, 3 settembre 2023 – «La preapertura della stagione venatoria rappresenta un grave problema sia per le specie dichiarate cacciabili, sia per quelle protette, se si considera che nel mese di settembre alcune sono ancora in fase di nidificazione e i cieli sono attraversati da migliaia tra falchi, cicogne, ma anche piccoli uccelli come le rondini, che dall’Europa si spostano in Africa per lo svernamento".
E’ il grido d’allarme lanciato da Roberto Marini, delegato regionale del Wwf Italia per la Toscana, secondo il quale gli impatti della caccia adesso sono "aggravati dai fenomeni catastrofici come alluvioni, siccità e incendi che si sono susseguiti tra la primavera e l’estate e che ancora stanno flagellando vaste aree dei territori distruggendo interi ecosistemi" e, inoltre, sostiene ancora Marini, "l’apertura della caccia porta con sé un aumento delle illegalità contro la fauna selvatica".
«Con la scusa dei danni all’agricoltura (solo 10.000 euro in un anno in tutta la Regione sono per esempio i danni dichiarati a
carico della tortora dal collare) – sostiene ancora il delegato del Wwf – si è voluto infatti ampliare il ventaglio delle specie cacciabili ai primi di settembre.
Si tratta di una decisione assurda, che avrà gravi ripercussioni sul campo a carico di queste specie e di molte altre, il tutto favorito anche dalla scarsità purtroppo delle forze di vigilanza".
La preapertura – iniziata ieri – quest’anno interessa quattro specie, ovvero la tortora (al massimo 5 capi al giorno per ogni cacciatore), lo storno (20 capi), la tortora dal collare (10 capi) e il piccione (20 capi), ma secondo l’associazione ambientalista " la preapertura dovrebbe essere un’eccezione e invece è un premio fedeltà elettoral e elargito ai cacciatori, autorizzati a sparare specie a rischio come la tortora selvatica nonostante i richiami della Commissione europea".
Una presa di posizione molto forte a sostegno della quale il Wwf mette anche altre mtovazioni.
«La tortora selvatica – si spiega – è una specie che negli ultimi anni ha subìto un brusco declino dovuto non solo alla distruzione degli habitat in cui nidifica, ma proprio alla caccia, legale e illegale. La logica vorrebbe che fosse vietata la caccia nei confronti di una specie a rischio. In questo caso, invece, la caccia viene addirittura anticipata.
Per riuscire ad evitare la sospensione della caccia alla tortora, il ministero dell’Ambiente, con l’avallo delle Regioni, ha adottato il cosiddetto Piano di Gestione che prevede l’adozione di una serie di misure di conservazione come la ricostituzione di habitat favorevoli alla nidificazione, la vigilanza e la repressione delle illegalità. Solo a patto che queste azioni vengano compiute, il Piano prevede la possibilità di aprire la caccia secondo il principio del prelievo adattativo: predeterminando il numero massimo di esemplari da abbattere e sospendendo gli abbattimenti non appena questo numero venga raggiunto. Ma nella pratica il Piano è solo uno strumento finalizzato ad accontentare i cacciatori.
Questa grave consuetudine è stata riconosciuta anche dalla Commissione europea che ha avviato una Procedura Pilot nei confronti dell’Italia con il rischio per tutti i cittadini, non solo per i cacciatori, di pagare pesanti sanzioni economiche".