STEFANO BROGIONI
Cronaca

Cadaveri fatti a pezzi, l’ex di Taulant: "Non sono l’ultima che li ha visti"

I figli, i genitori e quella data che non torna. A confronto le versioni della fidanzata dell’epoca e delle sorelle: ci sarebbero incongruenze sugli avvistamenti di Teuta e Shpetim Pasho

Resta fitto il mistero sui due cadaveri fatti a pezzi trovati a Firenze (Germogli)

Firenze, 18 dicembre 2020 - «Scriva soltanto che io non sono l’ultima persona ad averli visti. Per il resto, parli con il mio avvocato». E. è l’ex fidanzata di Taulant Pasho, uno dei tre figli della coppia di albanesi, Shpetim e Teuta, i cui resti sono stati lanciati dalla superstrada Firenze–Pisa-Livorno, dopo essere stati fatti a pezzi e infilati in quattro valigie. Impaurita e nervosa, perché inevitabilmente dentro a questo intrigo di sangue e dissidi. Costretta a rivivere il passato di una storia sentimentale finita in querele ma che ora torna prepotentemente attuale. «La ragazza aspetta una chiamata dagli inquirenti. Prima parlerà con loro», dice l’avvocato Federico Febbo.

Del resto, è pressoché impossibile, anche per i carabinieri, ricostruire l’ultimo mese in Italia dei coniugi trucidati, senza coinvolgere E. La donna, all’epoca legata a Taulant, ha abitato con lui nella casa dei sospetti di via del Pantano anche dopo che Pasho junior si è dato alla macchia. In quell’appartamento, inoltre, avrebbe ospitato i genitori del fidanzato anche nell’attesa dell’uscita dal carcere il giorno 2 novembre. 

Anzi, forse è proprio su date e contatti, che gli inquirenti le porranno più domande. I racconti non convergono: il giorno dell’uscita dal carcere di Taulant, infatti, fuori da Sollicciano ci sarebbe stata soltanto lei. I genitori erano attesi per il pranzo ma non si sarebbero presentati.  E le figlie dei Pasho, invece, cosa hanno detto nella prima e nella seconda denuncia ai carabinieri? E. è rimasta in via del Pantano assieme ai suoi inseparabili cani anche da sola. Durante la detenzione di Pasho, poi quando la relazione tra lei e Taulant è finita (malissimo), e anche quando lui è diventato un latitante. Intorno a maggio del 2018, lascia l’appartamento, con garage, di Sollicciano, dove aveva avuto diversi grattacapi con i vicini per via dei cattivi odori provocati dai cani, che teneva proprio in quel box.  Quel garage, con soppalco, in cui, nella primavera del 2016, i carabinieri non hanno trovato resti umani, ma dei sacchi dell’immondizia pieni di droga: circa sei chili di marijuana per comportarono l’ennesima detenzione a Taulant. In quel periodo, era già «orfano» dei suoi genitori. Prima, aveva esternato la sua preoccupazione con il suo legale, Sabrina Del Fio. 

«Sono molto preoccupato, i miei genitori sono scomparsi da giorni, non si sa dove sono. Non rispondono al telefono, è strano, non è così che si comportano i miei genitori», disse all’avvocato. Poi un nuovo contatto, più recente: «due o tre anni fa - prosegue Del Fio - Taulant mi contattò su cellulare da un numero anonimo, fu una telefonata breve. Si informò dei carichi pendenti e delle sue vicende giudiziarie. Mi disse che non aveva soldi e che era disperato per la sorte dei suoi genitori di cui continuava a non sapere niente. Fu una telefonata che durò pochissimo». Adesso, dopo la pubblicazione della nostra indiscrezione, gli inquirenti hanno appurato che Taulant, latitante per la giustizia italiana, si trova in Svizzera, dove è stato nuovamente arrestato per un furto con scasso. Gli recapiteranno l’ordine di scontare tre anni e undici mesi, per una somma di pene residue accumulate prima e dopo la fuga. E probabilmente, dopo aver sentito le due sorelle e lo zio, anche a lui avranno qualche domanda da fare.