Firenze, 16 dicembre 2020 - Svolta nel "giallo delle valigie". Vari indizi stanno accreditando l'ipotesi secondo la quale i cadaveri fatti a pezzi e ritrovati in tre valigette nei campi che confinano col carcere fiorentino di Sollicciano, corrisponderebbero a quelli di una coppia di coniugi albanesi. Si tratterebbe di Shpetim e Teuta Pasho, 54 e 52 anni, scomparsi da Castelfiorentino nel 2015. Elemento chiave il tatuaggio rinvenuto sul cadavere dell'uomo, che riporta il nome della città di origine, Vlore (Valona) e le iniziali del nome: S.H.P. L'uomo, dall'autopsia, risulta essere stato accoltellato alla gola e la donna picchiata brutalmente e quindi strangolata. La Procura ha intanto disposto l'esame del Dna. Ulteriore elemento di indizio è che all'epoca della scomparsa della coppia, il loro figlio, per reati connessi alla droga, era in carcere proprio a Sollicciano. E i due genitori alloggiavano in un appartamento lì vicino. Oggi proseguono le ricerche della probabile quarta valigia. I carabinieri ieri avevano utilizzato per tre ore i cani molecolari dell'unità cinofila di Bologna ma avevano trovato grandi difficoltà tecniche perché le siepi tra Sollicciano e il viadotto della Fi-Pi-Li sono estremamente fitte.
L’identificazione dei cadaveri è il primo passo per dipanare un enigma. Intanto, se il riconoscimento dei Pasho avesse esito positivo, questo sgombrerebbe il campo dall’ipotesi di maniaci e serial killer. E tutto parte dall’inizio, dalla stretta rete di conoscenze che Shpetim e Teuta avevano qui in Italia. Chi poteva avere un conto da regolare? Quale dissapore da lavare con il sangue? Prende corpo anche l’ipotesi di una faida fra famiglie.