Firenze, 26 ottobre 2024 – Anche ieri è stata una giornata di allerta per il meteo: codice arancione fino alla mezzanotte sull’area costiera. Il ponte alla foce del fiume Cecina, a Marina di Cecina, è stato chiuso al traffico per alcune ore al mattino per consentire la rimozione dei detriti portati dalla piena nella notte. L’ondata di piena è transitata senza imprevisti. Il fiume Cecina nella notte aveva raggiunto i 6,5 metri alla Steccaia, ma la situazione meteo in Alta Val di Cecina poi è migliorata e la portata è diminuita. Il Coc comunque monitora la situazione complessiva.
Sono state in totale 174 le persone evacuate per precauzione a Campiglia Marittima tra mercoledì e giovedì per il timore di un’esondazione del Cornia, che già aveva rotto gli argini tra il 17 e il 18 ottobre. Secondo quanto spiegato dal governatore Eugenio Giani «nelle prossime ore previste piogge abbondanti in particolare lungo la costa grossetana e successivamente sulla costa centro-settentrionale, rovesci sparsi sul resto della Toscana».
Riguardo la situazione dei fiumi, per il «Cecina transitato il colmo di piena alla foce senza criticità, Elsa transitato il colmo di piena a Castelfiorentino, in arrivo a San Miniato senza criticità, Era transitato il colmo a Capannoli» senza criticità così come nessuna criticità per l’Albegna, l’Ombrone grossetano e lungo l’asta dell’Arno.
A Orbetello Scalo, per effetto della pioggia, è caduta parte del tetto dei capannoni della ex fabbrica di concimi chimici Sitoco,abbandonata da anni. A Monte Argentario strade allagate. In serata sono state attivate le idrovore intorno al lago di Massaciuccoli.
Intanto a una settimana dall’esondazione dell’Elsa che ha provocato l’allagamento di alcune aree nel comune di Castelfiorentino, in particolare Malacoda, Petrazzi e Pettinamiglio, sono una cinquantina i cittadini che si sono rivolti all’avvocato Paola Babboni per presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Firenze. La formale denuncia sarà depositata la prossima settimana. Gli alluvionati (cittadini, aziende, agricoltori amatoriali riuniti in comitato) vogliono sia fatta luce su quanto accaduto nella notte tra il 17 e il 18 ottobre.
“Quattro allerte arancio in quaranta giorni. Non possiamo più parlare della sola manutenzione, serve uno scatto in avanti sulla mentalità di tutti i soggetti coinvolti in uno stato d’emergenza».
Il cambiamento climatico è servito.
L’assessora alla protezione civile della Regione, Monia Monni, si trova a gestire un’emergenza continua, con vittime e danni enormi al territorio.
Assessora Monni, queste emergenze così ravvicinate rafforzano il concetto che non si tratta più di maltempo?
«La considerazione che dobbiamo fare di fronte a questi eventi che flagellano l’Italia è che è necessario prendere atto del cambiamento climatico, che genera forze mai viste prima. Non è un vezzo semantico ma un tema vero. I modelli previsionali, quelli sui quali tariamo la pianificazione per la messa in sicurezza idrogeologica, sono completamente saltati».
Le piene duecentennali non sono più un valore di riferimento?
«Forse dovremmo cominciare a pensare alle tipologie di eventi riferite a un bacino territoriale. Stiamo lavorando in un tempo in cui tutto è cambiato e dobbiamo essere conseguenti rispetto a questo. Città, fiumi, fogne sono stati pensati in un altro periodo temporale e sono inadeguati rispetto a quello che stiamo affrontando».
Lo testimoniano le emergenze che ha affrontato la nostra regione...
«Abbiamo avuto quattro allerte 4 arancioni in 40 giorni e tutte con effetti importanti. Quest’ultima emergenza ha portato un danno ancora in corso di stime che supererà 30 milioni di euro, attualmente abbiamo 700 volontari al lavoro tra Castelfiorentino e Campiglia, 300 sfollati. A Castelfiorentino pare che tra le concause degli allagamenti ci siano i lavori in atto sulla strada 429. Abbiamo registrato allagamenti a Siena, nella zona di Cecina. A Montecatini Valdicecina lo Sterza ha registrato portate ancora superiori rispetto all’esondazione di settembre che ha causato due vittime. Avevamo appena cominciato le manutenzioni. Chiaro che rispetto a tutto questo serve uno scatto in avanti».
Da parte di chi?
«Di tutti i soggetti in campo, cittadini compresi. Stiamo ancora ragionando dell’alluvione del 2 novembre scorso: 2,7 miliardi di danni, 1,1 miliardi di opere da realizzare. Dal governo abbiamo visto fino a ora zero euro. Rimboccandoci le maniche abbiamo fatto partire tutte le somme urgenze, trovando 122 milioni in meno di 10 mesi. Ma sono opere che ci riportano alla situazione di sicurezza prima del 2 novembre, non a quello che richiede la realtà».
Qual è la realtà?
«Che serve accelerare da parte del governo, ridurre la burocrazia per fare la manutenzione, farla tutta e bene. Ma dobbiamo anche aprire un dialogo con sindaci e cittadini, per dire loro che le opere, anche quelle fatte, non bastano più. Che non si può più consumare suolo. Che non c’è sistema fognario che attualmente è in grado di reggere in quattro ore la quantità di pioggia di due mesi. Dobbiamo sensibilizzare la popolazione a intervenire per la messa in sicurezza delle proprie case, con bandi non solo per l’antisismica, ma anche per la sicurezza idraulica e idrogeologica».
Insomma, il rischio zero non esiste. Ma forse ci siamo illusi che potesse esistere?
«E’ difficile dire ai cittadini che non possiamo metterli al sicuro. Ma di certo stiamo facendo di tutto per ridurre al minimo quel rischio. Intanto con le opere: ogni anno 200 milioni di euro in manutenzione sui corsi d’acqua grazie anche ai consorzi di bonifica, e in prospettiva con un cambio di passo sul fronte della gestione di queste emergenze».