
Lo stress come causa del cambio lavoro (Foto di repertorio)
Firenze, 30 aprile 2025 – Nella nostra regione, sono soprattutto i giovani tra i 20 e i 34 anni a voler cambiare lavoro, spinti dallo stress e dalla voglia di avere più tempo libero. Il 54% degli psicologi toscani intervistati su questa tematica rileva che tra i propri pazienti la maggior parte dei giovani adulti ha cambiato lavoro proprio negli ultimi 12 mesi. Le motivazioni più frequenti alla base della decisione? Intanto, lo stress (per il 76% degli intervistati), il desiderio di cambiare (63%), la voglia di avere più tempo libero (43%), conflitti relazionali (32%), e mobbing o vessazioni o addirittura violenza (21%).
È quanto emerge dall'ultimo report sulla salute psicologica dei toscani e delle toscane, condotto tramite questionario online rivolto agli iscritti all’Ordine degli Psicologi della Toscana, in collaborazione con il Laboratorio di Psicometria (Dipartimento Neurofarba) dell’Università degli Studi di Firenze.
L’indagine si è svolta da marzo 2024 a giugno 2024 e si riferiva al periodo marzo 2023-marzo 2024. Ha coinvolto 644 iscritte e iscritti all’Ordine Toscano. I professionisti e le professioniste che hanno risposto relativamente al cambio di lavoro dei loro pazienti sono stati il 14% dei rispondenti al questionario.
“Il Primo maggio è la festa internazionale del lavoro. Da quando è stata istituita a oggi le esigenze dei lavoratori sono cambiate: dal nostro report emerge come i giovani adulti siano alla ricerca di un tipo di lavoro che non garantisca solo una sicurezza economica ma che vada anche incontro alla soddisfazione di altri bisogni, per esempio la conciliazione del tempo di vita personale e familiare con il tempo di lavoro”, commenta Rossella Capecchi, consigliera segretario dell'Ordine degli Psicologi della Toscana.
“Tra le prime motivazioni del cambio di lavoro c'è lo stress. La sfida che abbiamo di fronte oggi è quella di impegnarsi, a ogni livello, per il benessere sui luoghi di lavoro. Se le persone stanno bene, lavorano meglio e con maggiore soddisfazione personale, con benefici positivi per loro ma anche per l'azienda e i colleghi, generando un circolo virtuoso. Non da ultimo, se i lavoratori si trovano bene sul posto di lavoro diminuiscono i fattori che contribuiscono a determinare malessere psicologico e si riducono anche le richieste di presa in carico al sistema sanitario”, conclude Capecchi.