Caporalato, in Toscana ci sono 27 aree a rischio per il lavoro illegale

E’ soprattutto in agricoltura che si registrano i casi più importanti di sfruttamento dei braccianti

Firenze, 6 marzo 2024 – Sono 27 le aree toscane in cui è più frequente la presenza di reati legati al caporalato. Emerge dall’attività dei sindacalisti di Flai-Cgil in collaborazione con l’Osservatorio Placido Rizzotto.

In questa mappa le zone critiche sono la Valdichiana, il Valdarno e il Mugello, oltre alla zona sud della provincia di Livorno e l’alta Maremma. Zone appunto vocate all’agricoltura. Riguarda in maggioranza i lavoratori stranieri, più deboli e ricattabili,soprattutto sul fronte del permesso di soggiorno, ma anche italiani.

Il caporalato è un fenomeno presente in maniera piuttosto diffusa in Toscana
Il caporalato è un fenomeno presente in maniera piuttosto diffusa in Toscana

"Quadro impietoso”

"L’ultimo Rapporto Agromafie e caporalato, curato dall’Osservatorio Placido Rizzotto-Flai Cgil e giunto alla sua sesta edizione, restituisce un quadro impietoso del lavoro irregolare nel nostro Paese. Il tasso di irregolarità nel settore agricolo è pari al 36,3% ed è il secondo più alto dopo i servizi alle persone. Il quadro generale nel quale è inserito il contesto agricolo italiano non si discosta purtroppo dalla situazione che possiamo denunciare nella regione Toscana”, si legge in una nota del Flai.

Le 27 aree

Ma ecco le 27 aree individuate. In provincia di Arezzo San Giovanni Valdarno, Valtiberina (Cortona, Sansepolcro, Badia), Valdarno Casentino (Poppi, Pratovecchio, Ortignano); in provincia di Firenze il Mugello; in provincia di Grosseto la zona dell’Amiata, Arcidosso, Marina di Grosseto, Scansano, Civitella Paganico, Cinigiano, Castel del Piano; in provincia di Livorno Venturina, San Vincenzo, Castagneto Carducci, Donoratico; in provincia di Siena l’area del Chianti, Castellina, Montecucco, Poggibonsi, Radda, Castelnuovo Berardenga.

"Rete illegale mobile”

"Se l’analisi dal punto di vista quantitativo ci consegna numeri davvero impietosi – conclude il Flai –  anche quella dal punto di vista qualitativo non ci lascia certo tranquilli. Possiamo infatti notare, alla luce di tutti i dati fin qui riportati, una estrema “mobilità” del fenomeno tra diverse zone e territori, una sorta di “rete” del caporalato che mette in connessione tra loro varie province coinvolte (Livorno, Grosseto, Siena, Arezzo, Firenze). Spesso sono gli stessi lavoratori che vengono reclutati illegalmente in una provincia e poi spostati in un’altra, sulla base delle esigenze contingenti e della stagionalità dell’attività lavorativa svolta”.