Firenze, 5 luglio 2024 – L’ennesimo suicidio di un detenuto, poi le fiamme, pezzi di mura lanciate dalle finestre, grida di aiuto affidate a quei pochi spettatori fuori dai cancelli. Giornata di caos al carcere di Solliciano: ieri pomeriggio intorno alle 14 un detenuto tunisino di 20 anni si è tolto la vita nella sua cella, poche ore dopo una quarantina di reclusi di tre sezioni chiuse ha dato vita a una violenta rivolta. In fiamme materassi, abiti e oggetti, fumo nero ha avvolto come una nuvola il penitenziario. Calcinacci e palle di abito incendiate sono volate tra le sbarre. Uno striscione è sceso recitando: "Suicidio carcere, aiuto, help, a solo 20 anni". Urla e boati risuonano via via sempre più forti. "La gente muore", "Aiuto", "Dobbiamo fare giustizia noi, la polizia non fa nulla, noi siamo detenuti ma non siamo animali, ci sono le cimici che ci mangiano, ci sono i topi".
La prefettura ha attivato il piano di sicurezza esterno. Fuori dalla struttura è arrivata anche un’ambulanza e alcune pattuglie di carabinieri e polizia che hanno perimetrato la zona per scongiurare il pericolo di fuga, mentre i vigili del fuoco hanno provveduto al contenimento delle fiamme. Alcuni detenuti sarebbero anche riusciti a conquistare il tetto del penitenziario, per poi scendere e nascondersi nel perimetro dell’istituto. Altri hanno tentato di forzare una delle porta carraie dell’istituto. Di sottofondo il rumore di lamiere sbattute sulle sbarre. E’ partito tutto dalla sezione 5, la più difficile da placare. Ogni tanto una sirena squarcia l’aria. Dalle prime ricostruzioni, non ci sarebbero feriti, né tra gli agenti della polizia né tra i detenuti. Le procedure per far rientrare la rivolta sono andate avanti fino a tarda sera.
"Purtroppo anche questa volta siamo qui a dover per l’ennesima volta denunciare episodi di estrema violenza a Sollicciano – commenta Antonio Mautone, segretario territoriale del sindacato UilPa polizia penitenziaria di Firenze –. Sono anni che denunciamo il totale abbandono in cui versa la struttura. Chiediamo immediati interventi".
Che il carcere fiorentino sia una tortura, lo dicono anche le sentenze, ormai numerose, del tribunale di sorveglianza, che per le condizioni in cui sono costretti i reclusi applicano sconti di pena. Pochi giorni fa, inoltre, cinquanta detenuti hanno firmato un esposto alla procura dai contenuti choc, per denunciare le condizioni del penitenziario. Cimici sulle pareti. Punture di insetti sul corpo. Caldo soffocante, mancanza di acqua dalle docce. Epidemia di scabbia, pasti consumati a terra per assenza di sedie e tavoli, celle troppo piccole per troppi detenuti. Il penitenziario in questi giorni è anche alle prese con interruzioni delle forniture d’acqua, con i detenuti di alcune sezioni che si sono opposti, prima rifiutandosi di rientrare nella struttura dopo l’ora d’aria, e poi bloccandosi nel corridoio fuori dalle celle, dove è partita una protesta pacifica contenuta dalla polizia penitenziaria. I ’definitivi’ si sono inginocchiati e stesi a terra, disobbedendo ai poliziotti che gli intimavano di rientrare nelle celle. I detenuti sono rimasti lì tutta la notte, dormendo nel corridoio.