
L'ingresso del carcere di Sollicciano (New Press Photo)
Firenze, 29 gennaio 2023 - Detenuti presi a morsi dalle cimici, topi che spuntano dai piedi della struttura, infiltrazioni d’acqua quando non piove. Il freddo che entra nelle ossa in inverno e il caldo che soffoca d’estate. E, come se ancora non bastasse, una doccia per 8-10 reclusi mentre dovrebbe essere in ogni cella, e niente lavoro. Così che la pena diventa il tempo dell’ozio che si fa rivolta.
"La detenzione nel carcere cittadino" è "particolarmente gravosa se non, in casi sempre più frequenti, contraria ai principi di umanità della pena per i condannati". Alessandro Nencini, il più alto magistrato della Toscana, non è in vena di sconti. Un capitolo della sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario nel distretto è dedicata al vecchio penitenziario. Circa 600 detenuti di cui il 66 per cento e rotti sono stranieri (la percentuale più alta d’Italia) e 40 etnie diverse nella missione impossibile di un’integrazione solo declamata, 3 tentati suicidi al mese, 413 atti di autolesionismo in un anno, duecento scioperi della fame, 147 aggressioni nei confronti di altri reclusi ma anche di agenti della Penitenziaria. A leggere il dossier che forografa lo stato della giustizia, Sollicciano è l’inferno in terra.
Nencini parla di "perdurante gravissima situazione strutturale" che si è "aggravata nell’ultimo anno a causa del peggioramento della situazione igienico-ambientale" per cui occorre "operare interventi di risanamento radicali". Anche se, il presidente riconosce che alcuni lavori sono partiti. Pur tra mille difficoltà: aprire i cantieri in un penitenziario significa spostare i detenuti.
Gli fa eco il segretario regionale del Sappe, Francesco Oliviero: "L’amministrazione ha fatto numerose disinfestazioni per quanto riguarda la presenza di cimici ma certo molti problemi strutturali restano. Il maggiore è rappres entato dall’assenza di lavoro e di fondi per i progetti. I detenuti potrebbero imparare un’occupazione e invece siamo costretti a impiegarli sono nei turni per le pulizie e la cucina". Dando così lavoro ad appena un quarto dei detenuti. "La società civile si dovrebbe fare carico di inviare commesse. Oziare in cella o nel corridoio delle sezioni crea situazioni esplosive", aggiunge. Senza contare che nel carcere cittadino non funzionano nemmeno – parole di Nencini – le telecamere per la ’sorveglianza dinamica’. Eredità di quella condanna all’Italia da parte dell’Europa che impose le celle aperte. E poi a Sollicciano – emerge – c’è un bambinetto, recluso suo malgrado insieme alla madre ma in un’altra ala, più confortevole, del Penitenziario.
"Le grida di allarme lanciate nel corso della cerimonia - il funzionamento degli uffici giudiziari messo a dura prova dalla mancanza di personale e dall’altro lato il funzionamento delle carceri che devono tendere alla rieducazione dei detenuti e al loro inserimento nel tessuto sociale - devono essere raccolte dal ministro della giustizia Carlo Nordio. Facciamo funzionare ciò che abbiamo già invece che parlare di riforme e alimentare scontri ideologici, polemiche in parlamento", è il commento del sindaco di Firenze Dario Nardella che, nei mesi scorsi, aveva visitato Sollicciano.