PATRIZIA PEPPOLONI
Cronaca

Il cardinale Bassetti compie 80 anni. "Nel cuore resto un giovane prete"

L’arcivescovo di Perugia ha scelto Città della Pieve per viverci. "Col sorriso insegno la gioia del sacerdozio"

Il cardinale di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti compie ottant’anni

Perugia. 7 aprile 2022 -  «Nel mio cuore sono sempre quel giovane prete fiorentino che iniziò il percorso nella Chiesa negli anni Sessanta, con il sorriso e la speranza, che ancora oggi conservo". Il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, compie oggi 80 anni (è nato a Popolano, frazione di Marradi, in provincia di Firenze, il 7 aprile 1942) e il suo sguardo si rattrista quando la conversazione cade sulle pagine buie della nostra vita, che si chiamino Covid (lui l’ha avuto due volte, la prima con un lungo ricovero in terapia intensiva) o guerra in Ucraina. Ma subito dopo quello stesso sguardo si riaccende, perchè il suo cuore continua a credere che il bene sia possibile. Essendo in proroga già da cinque anni, Bassetti fra non molto lascerà gli incarichi in diocesi e alla Cei ma resterà a vivere in Umbria, a Città della Pieve, splendido borgo dove anche il premier Draghi viene a ritemprarsi.

Cardinale, cosa ricorda dell’alluvione di Firenze?

"Era il 1966, ero da poco sacerdote, quando cominciammo a vedere salire le acque, con un gruppetto di ragazzini della zona ci rendemmo conto che vicino ad una piazza c’era un deposito di carburo, che sviluppava acetilene, c’era il rischio di esplosioni e allora decidemmo di sgomberare il magazzino, abbattemmo la saracinesca e con l’incoscienza dei miei 24 anni prendemmo tutti i fusti che c’erano e li buttammo nel fiume, mano mano che si allontanavano con la corrente esplodevano....così si salvò la piazza, che altrimenti sarebbe saltata in aria. Dopo questo episodio ricordo che fui chiamato dalle autorità che mi rimproverarono, dicendo che avevo messo a repentaglio la mia vita e quella degli altri ragazzi, mi dissero che ero stato incosciente. La cosa curiosa è che dopo 50 anni mi hanno chiamato a Firenze per darmi un premio per quell’atto che poi definirono di eroismo. Ero passato da incosciente ad eroe, pensi come cambia la lettura dei fatti nella storia! La realtà è che ero solo uno che aveva seguito la propria coscienza. E a volte per seguirla bisogna essere un po’ incoscienti".

Come sono stati gli anni da rettore del Seminario, a Firenze?

"Bellissimi, ero giovane. Ricordo che al cardinale Benelli quando mi affidò l’incarico al Seminario maggiore, dopo 11 anni di Seminario minore, chiesi: ’Che devo insegnare?’ ’Nulla’, mi rispose, ’basta che col tuo sorriso comunichi ai giovani la gioia del sacerdozio’".

Lei è uomo di speranza ma c’è un ricordo che la addolora particolarmente?

"La morte di Ovidio Stamulis, un ragazzino d 17 anni, che venne ucciso brutalmente dal patrigno, nella zona di Piegaro, in Umbria, nel 2012. Io celebrai i funerali: ricordo che gli amici di Ovidio mi dissero: ’Dov’era Dio quando accadeva questo?, io risposi solo: ’Era con Ovidio, Dio è sempre con chi soffre’. Da allora conservo nel mio ufficio la foto di questo ragazzo, un dolore costante".

La pandemia, ora anche la guerra in Ucraina, lei stesso si è ammalato di Covid...

"Sì, la pandemia è stata una tragedia, io ce l’ho fatta con l’aiuto del Signore ma c’è stato tanto dolore per tanta gente. Quanto alla guerra, come ha detto Papa Francesco è un sacrilegio che profana l’uomo".