
La cottura delle caldarroste, uno dei grandi patrimoni gastronomici toscani
Firenze, 12 ottobre 2021 - In arrivo dalla Regione e da Anci Toscana, in rappresentanza delle Unioni dei Comuni montani, un nuovo protocollo d’intesa a tutela delle castagne e della castanicoltura, considerata una risorsa di grande valore in termini socio-economici e ambientali.
principale delle linee guida è quello di promuovere una strategia di valorizzazione della castanicoltura, insieme ad azioni di prevenzione e di tutela dello stato di salute dei castagneti toscani. In particolare, grazie all’accordo, verrà sviluppata una rete capillare di monitoraggio e mappatura delle condizioni delle diverse aree di produzione.
Per il miglioramento dello stato di conservazione dei castagneti, sia da frutto sia da legno, si punterà alla valorizzazione delle varietà locali e alla diffusione di corrette pratiche agronomiche e cure selvicolturali: per accrescere il valore economico-paesaggistico della castanicoltura e per favorire investimenti e attività legate al castagno a sostegno dello sviluppo dell’economia territoriale.
In Toscana si trasformano e si commercializzano non solo la castagna, ma anche i suoi derivati, come la farina e il miele, oltre al legname in alcune specifiche aree. Su un totale di superficie forestale pari a 1 milione e 150 ettari, sono 177mila gli ettari di bosco di castagni in Toscana, circa il 15 per cento.
Di questi, 33mila ettari sono castagneti da frutto, dei quali però solo la metà sono coltivati per la produzione di castagne. La Toscana è, in ogni caso, una delle regioni dove il castagno è maggiormente diffuso e la castanicoltura da frutto riveste storicamente un’importanza rilevante, soprattutto nell’ambito appenninico. E’ anche la regione che raccoglie il maggior numero di associazioni, 11, che da sole rappresentano quasi il 70% del totale italiano, oltre a 6 tra consorzi e cooperative e 31 tra Comuni e Unioni di Comuni.