Firenze, 12 luglio 2020 - Un giorno dello scorso dicembre, alla polizia postale di via delle Casella arrivò una madre sconvolta ma coraggiosa. Aveva appena scoperto l’orrore nel telefono di suo figlio di 15 anni, studente di un istituto viareggino. E ha consegnato quel telefono agli inquirenti, innescando gli accertamenti.
I chilometri di distanza tra qui e il litorale, non facciano sentire nessuno tranquillo: «Dangerous Images» è un’inchiesta senza confini, che può risucchiare in questo vortice chiunque, ovunque. Basta un link d’invito in una delle chat che hanno setacciato i poliziotti prima di perquisire una ventina di giovani, sparsi in tutta Italia, qualcuno in Toscana, quasi tutti ’amici’ soltanto virtualmente.
Ma quella andata avanti per mesi, sotto la guida del capo della procura dei minori Antonio Sangermano, è più di un’inchiesta penale. E’ una lente d’ingrandimento su un fenomeno nascosto e finora sconosciuto, alla portata però dei nostri figli ’digitali’. I social network, le applicazioni Whatsapp ma soprattutto ’Telegram’ sono le piattaforme dove avvenivano divulgazioni e scambi di foto e video dal contenuto pesantissimo e vietatissimo. Il genere ’nuovo’ si chiama ’gore’: si tratta di video, veri, di incidenti sul lavoro o stradali, ma anche suicidi, ripresi da telecamere, spesso fisse, dove persone muoiono o restano gravemente ferite o mutilate. Il contenuto, che talvolta ha per protagonisti anche animali, è da voltastomaco ma, secondo gli inquirenti, per i giovanissimi dei gruppi segreti finiti nel mirino della procura minorile, esso risultava addirittura eccitante.
Per questo, oltre al ’gore’, gli under 18 indagati (almeno sette hanno 13 anni, dunque neanche imputabili per la legge italiana, 17 anni il più vecchio) si scambiavano immagini pedopornografiche, sesso con o tra minori e pure abusi violentissimi, reperiti nella rete ’nera’, il dark web.
Le indagini proseguono per chiarire il ruolo dei minori perquisiti e per fare luce sull’eventuale coinvolgimento di altre persone nella chat di violenze e crudeltà. Il 15enne di Viareggio è inquadrato come l’«organizzatore» del gruppo, ma tra gli indagati ci sono anche adulti. E la loro posizione è al vaglio della magistratura ordinaria.