Firenze, 20 maggio 2022 - La sentenza della Cassazione ha dato loro ragione, ma suona quasi come una beffa. Perché i giudici della Suprema Corte hanno stabilito che il presunto assassino del 21enne di Scandicci Niccolò Ciatti,, il ceceno Rassoul Bissoultanov, non doveva essere scarcerato, come invece avvenne nel dicembre scorso, appena qualche settimana dopo la sua estradizione in Italia dalla Germania.
"Questa approssimazione fa rabbia", si sfoga Luigi Ciatti, il padre simbolo della complicata battaglia per avere giustizia per suo figlio. "Potevamo avere un processo qua in Italia, com’è potuto uscire con un atto illegittimo?".
Il provvedimento della corte d’assise di Roma cade, dunque. Ma nei fatti Bissoultanov è ormai libero e probabilmente pronto al giudizio per lui più clemente: quello spagnolo, che comincerà tra qualche giorno a Girona, sede di competenza per l’omicidio avvenuto a Lloret de Mar nell’agosto del 2017. Niccolò si trovava in vacanza con gli amici e dentro la discoteca St Trop, ebbe la sfortuna di incontrare i tre ceceni, due dei quali oggi sono imputati per omicidio: Bissoultanov, ex lottatore di Mma, e Mosvar Magomadov. Quest’ultimo, venne liberato poche ore dopo l’arresto. Bissoultanov invece ha fatto poco meno di quattro anni di custodia cautelare, ma è stato scarcerato alla vigilia della decorrenza dei termini.
Nel corso di un permesso concesso dal giudice per tornare dalla sua famiglia a Strasburgo, in Francia, Bissoultanov si recò in Germania e lì venne arrestato in esecuzione di un mandato d’arresto europeo che la magistratura italiana aveva emesso qualche mese prima. Trascorsi i tempi tecnici necessari, la Germania aveva consegnato all’Italia il ceceno, in vista della celebrazione del processo a Roma che la Spagna nel frattempo aveva congelato.
Ma improvvisamente, un colpo di scena: la stessa corte d’assise che avrebbe dovuto giudicare il ceceno, ne ordinò la liberazione. Alla Cassazione, per contestare quell’atto, si sono rivolti il pm Erminio Amelio, e gli avvocati della famiglia Ciatti, Agnese Usai e Massimiliano Stiz. I legali avevano sostenuto che non erano stati neppure avvisati della richiesta dei difensori di Bissoultanov e quindi non avevano potuto neanche opporsi all’incredibile provvedimento assunto dai giudici.
L’annullamento, senza rinvio, anche se non sono state ancora rese note le motivazioni, stabilisce che la scarcerazione è stata illegittima. E che il ritorno in libertà del ceceno, colui che come testimoniano i video sferrò il calcio alla testa di Niccolò, da cui il giovane di Scandicci non si risveglierà più, non doveva avvenire.
Il provvedimento aveva suscitato, oltre alla rabbia della famiglia Ciatti, anche le reazioni del ministro della giustizia Marta Cartabia, che aveva promesso accertamenti sulla vicenda. Bissoultanov era stato liberato perché il tribunale aveva accolto un’istanza dei suoi difensori che sosteneva l’impossibilità di spiccare una misura a un soggetto che si trovava fuori dal territorio nazionale. Tesi contestata sia dalla procura di Roma, titolare del fascicolo italiano, che dai legali dei Ciatti. La pronuncia della Suprema Corte conferma le loro perplessità su quel provvedumento che, in concreto, ha tagliato le gambe alla possibilità che Bissoultanov possa essere condannato in Italia, dove, al contrario che in Spagna, rischia l’ergastolo.
L’otto giugno, è in agenda la prossima udienza italiana, ma l’attenzione adesso si sposta su Girona dove lunedì 30 maggio inizia l’altro processo. Che potrebbe arrivare a sentenza in pochi giorni.