Cinquant’anni da figlio delle stelle. La svolta soul funk di Alan Sorrenti

Il cantautore napoletano stasera in concerto nella pineta di Montecatini fra vecchie hit e ultime novità

Cinquant’anni da figlio delle stelle. La svolta soul funk di Alan Sorrenti

Alan Sorrenti canterà per il suo pubblico. nella notte delle stelle cadenti

MONTECATINI (Pistoia)

Figlio delle stelle (cadenti). Alan Sorrenti approda stasera alla pineta di Montecatini Terme più o meno all’ora in cui dalla Conca del Fucino, in Abruzzo, la sua canzone più popolare e amata viene convertita in codice binario e inviata nello spazio con destinazione la Via Lattea. “Extraterrestre” di Eugenio Finardi e “Figli delle stelle” del cantautore napoletano trapiantato a Roma sono i due brani scelti dal progetto Star Bottle per mandare messaggi multimediali nello spazio. Inevitabile il debutto proprio la notte di San Lorenzo. "La trovo un’iniziativa bellissima che esce un po’ da quegli schemi, da quelle scatole in cui siamo costretti a vivere ormai da un po" dice Sorrenti. "Anche il fatto di credere che questi messaggi vengano recepiti da qualche essere, mi auguro superiore, è stupendo".

Più “spaziale” lei o Finardi?

"Forse ai tempi di ‘Extraterrestre’ Finardi lo era un po’, mentre io ero un po’ più cosmico nel senso spirituale del termine. Del resto, oggi sono buddista. E poi di cosmico c’era la mia prima musica con gli album ‘Aria’ o ‘Come un vecchio incensiere all’alba in un villaggio deserto’; concettualmente considero ‘Figli delle stelle’ il punto d’arrivo del percorso iniziato da quei dischi, una ‘sintesi popolare’ di tutto quel che avevo scritto fino ad allora".

Al produttore californiano Jay Graydon si devono due riff di chitarra che hanno fatto storia, quello di “Peg” degli Steely Dan e quello di “Figli delle stelle”.

"Lavoravamo nel suo studio e quel riff nacque da un mio vocalizzo: al tempo ero su un’onda piuttosto ‘brasilera’ e quindi particolarmente influenzato da quei mondi. Lui sintetizzò tutto. Ricordo che, quando era soddisfatto del lavoro svolto, Graydon se ne usciva con la frase ‘I’m a giant!’. Sono un gigante. Quella volta lo fu per davvero".

Quel riff affiora pure dal singolo dei Bnkr44 “Estate 80”.

"Prima di dare l’ok, ho ascoltato il pezzo con attenzione e sono rimasto impressionato innanzitutto dal testo, poi dalle facce dei sei e infine dall’uso che hanno fatto del sample originario nel pezzo. Usandolo come un richiamo. E, se si vuole, un ricamo. Mi ha colpito un po’ meno il modo di cantare, perché lo trovo abbastanza ordinario. Apprezzo, comunque, il loro ‘disordine’ e non sarebbe male fare assieme qualcosa di creativo su una nuova canzone".

Quest’anno sono i cinquant’anni di “Alan Sorrenti”, il suo terzo album, quello della crisi e preludio della svolta arrivata poi col successore “Sienteme, it’s time to land”.

"Sì, quella ‘Dicitencello vuje’ riletta in modo diciamo psichedelico ha rappresentato probabilmente il culmine del mio processo prog. Ora il mio mondo prog e quello soul-funk vorrei riunirli in un album dal vivo da registrare nell’Auditorium Novecento di Napoli, davanti quindi ad un pubblico selezionatissimo, con ben sette giorni di registrazioni. Iniziativa che avrei in mente di accompagnare con un documentario (ho finito il soggetto proprio ieri) e un libro".

Un ospite da coinvolgere i quest’avventura?

"Mi piacerebbe tanto avere Steven Wilson. In ‘Aria’ lo vedrei benissimo".

Andrea Spinelli