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“Sembra un disco rotto, non lo è”. Clima Toscana, gennaio 2025 è tra i più caldi degli ultimi 70 anni

Secondo il report del consorzio LaMMA sull’andamento del clima in Toscana, il 2024 segna il record di anno più caldo dal 1955

Firenze, 6 febbraio 2025 – Gennaio 2025 è tra i più caldi degli ultimi 70 anni. È questo quanto emerge dal rapporto sull’andamento del clima in Toscana nel 2024 curato dal Consorzio LaMMA. Il report è stato presentato in palazzo Strozzi Sacrati dal presidente Eugenio Giani insieme al direttore del Consorzio Bernardo Gozzini. “Purtroppo noi climatologi sembriamo ormai un disco rotto che annuncia ogni anno un nuovo record – dice Gozzini – . Così anche il 2024 non smentisce questa consuetudine, confermando non solo il costante incremento delle temperature ma anche una sempre più evidente accelerazione”.

Il grafico sul clima in Toscana secondo i dati forniti dal consorzio LaMMA
Il grafico sul clima in Toscana secondo i dati forniti dal consorzio LaMMA

Le temperature

Il 2024 è stato il primo anno in cui a livello globale la temperatura media ha superato la soglia critica di +1.5 °C fissata dagli Accordi sul Clima di Parigi del 2015. Gli accordi siglati dalla comunità internazionale sottolineavano la necessità che tale incremento di temperatura non venisse raggiunto prima del 2030 e che non diventasse costante. 

Anche in Toscana, con un’anomalia di +1.35°C rispetto al trentennio 1991-2020, il 2024 segna il record di anno più caldo; se poi si confrontano le temperature 2024 con le medie del periodo 1961-1990, lo scarto diventa di ben + 2.3 °C. Questo significa che 10 mesi su 12 sono stati più caldi del normale: le uniche eccezioni novembre,  con -0.1 °C, e dicembre, con -0.3 °C. Febbraio è il mese in cui l’anomalia registrata è stata più marcata, con +3.3 °C rispetto alla media. Un dato significativo è relativo al fatto che questo ultimo mese della stagione invernale non abbia registrato nessuna ondata di freddo, nemmeno di breve durata, configurandosi quasi come una costante: i mesi di febbraio più caldi della serie storica sono stati per la Toscana il 2024, il 2022, il 2021 e il 2020. Oltre i 2 °C di anomalia rispetto alla media anche per luglio (+2.3 °C), agosto (+2.9 °C) e ottobre (+2 °C).

Quindi, dopo un inverno che è stato il più caldo degli ultimi 70 anni, con una temperatura di +2,4° sopra la media, non sorprende che nel 2024 si sia segnalata anche la seconda primavera più calda (+1.2 °C), e la terza estate più calda, dopo il 2003 e il 2022 (+1.8 °C).

La pioggia

Per quanto riguarda le piogge, invece, nella Regione si segnala un surplus del 20% a livello annuale, sia al centro-nord che al sud. Le precipitazioni si sono concentrate soprattutto in 6-7 mesi, (gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, settembre, ottobre), mentre si è osservata una significativa riduzione nei mesi di luglio, agosto, novembre e dicembre. Il mese in cui è piovuto molto più della media è stato febbraio, il doppio rispetto al normale, mentre il mese con anomalia negativa maggiore è stato novembre (-63%), solitamente il più piovoso dell’anno. Anche settembre è stato eccezionalmente piovoso, il quinto più piovoso dal 1955. Segnalati poi due eventi con nubifragi importanti: l’8 settembre sulle zone occidentali della regione, giorno che ha fatto registrare 37 mila fulmini caduti, e il 23 settembre nel basso livornese.

“Sono gli effetti del surriscaldamento globale”

“Il resoconto del 2024 evidenzia un aumento della piovosità del 20% rispetto all'anno precedente – ha sottolineato Giani – e un incremento della temperatura media di 1,35°C rispetto al trentennio 1991-2020. Questi dati confermano il continuo surriscaldamento globale, con effetti tangibili anche in Toscana. Fenomeni estremi come le bombe d'acqua – ha proseguito il presidente –hanno reso necessario un rafforzamento delle misure di difesa del suolo”.

Giani ha poi ricordato gli stati di emergenza dichiarati durante l’anno appena terminato: “ In particolare – ha spiegato –, tra settembre e ottobre 2024, eventi meteorologici eccezionali hanno costretto a dichiarare per quattro volte lo stato di emergenza per calamità naturale, poi riconosciuto a livello nazionale. Questa situazione dimostra l’urgenza di azioni concrete per la sostenibilità e la tutela dell’ambiente. Il lavoro quotidiano degli istituti di ricerca, insieme all’impegno del Consorzio LaMMA – ha aggiunto – serve a monitorare questi cambiamenti e a sollecitare interventi mirati per contrastare le trasformazioni climatiche in atto”.