Grosseto, 22 novembre 2023 – C’è una data, un giorno, un’ora che entrano a pieno diritto nella storia del Codice Rosa, ovvero il percorso di accesso al Pronto Soccorso riservato a tutte le vittime di violenza, in particolare donne, bambini e persone discriminate. E sono le 0.30 del primo gennaio 2010 quando l’allora questore di Grosseto, Maiorino, chiama Vittoria Doretti e il sostituto procuratore Coniglio per quello che sarà il primo caso del futuro Codice Rosa. E proprio a Vittoria Doretti, DE&I manager (Diversity Equity and Inclusion manager) dell’Asl Toscana Sud Est e responsabile della rete regionale Codice Rosa chiediamo di illustrare questa esperienza da lei ideata.
Dottoressa Doretti, come nasce il Codice Rosa?
"Il Codice Rosa nasce da un atto di coraggio, da una follia visionaria e soprattutto da una grande umiltà nella percezione che, come sanità, non stavamo facendo bene il nostro dovere".
In che senso?
"Lavorando ad alcuni progetti mi accorsi che riguardo ai casi di violenza in provincia di Grosseto, avevamo dati discordanti. Al Pronto soccorso si erano registrati solo 2 casi in 3 anni, in Procura ogni anno c’erano sessanta fascicoli di denunce di violenza sessuale e infine le operatrici dei Centri antiviolenza del territorio registravano duecento casi di donne maltrattate all’anno. Insomma non riuscivamo a vedere il problema nella sua complessità. A quel punto dovevamo avere il coraggio, la capacità di vedere ciò che realmente avevamo davanti. Perché tutto questo, allora, non avveniva, nonostante avessimo eseguito tutte le procedure previste e avessimo la formazione necessaria. Non avevamo lavorato bene. A quel punto abbiamo cambiato marcia facendo squadra con Polizia giudiziaria, Procura, Pronto soccorso e Centri antiviolenza. Umiltà, ascolto, capacità di vivere ciò che è diverso come valore aggiunto all’interno dell’organizzazione".
Ora il Codice Rosa è patrimonio del sistema sanitario nazionale…
"E’ proprio così: dal 2018 è legge dello Stato, una legge che dà le linee guida sull’argomento alle aziende ospedaliere e sanitarie di tutta Italia. Il Codice Rosa si basa sul lavoro di Pronto soccorso (con una stanza dedicata e accesso immediato), ambiente forense e Centri antiviolenza. Tre soggetti con formazione congiunta e percorsi comuni".
Ma qual è l’innovazione del Codice Rosa?
"L’innovazione del Codice Rosa è stata quella di dire che il tema delle donne maltrattate è un tema di serie A per la sanità. La novità è stato abbattere la solitudine delle vittime e quella degli operatori. Con il Codice Rosa stare in rete non significa seguire un protocollo ma vivere umilmente in una squadra che è unita da 15 anni. Squadra, rete, il Codice Rosa si avvale dell’operato di coordinatori territoriali, consultori, medici e operatrici dei centri antiviolenza. Il nostro obiettivo non è costringere le donne a fare denuncia contro chi le ha maltrattate o fatto violenza, ma aiutarle a scegliere consapevolmente cosa fare rivolgendosi ai servizi. E alle donne lancio un appello: chiamando il numero 1522, potranno sempre chiedere aiuto alle operatrici a loro più vicine sul territorio".