Codice Rosa, nel 2023 prese in carico 2.302 persone

La convention regionale fa il punto sull’esperienza avviata nel 2009 e il bilancio delle vittime di violenza

Medici in ospedale (foto d'archivio, Ansa)

Medici in ospedale (foto d'archivio, Ansa)

Firenze, 1 ottobre 2024 – Stando a quanto dichiarato dalla Regione Toscana, sono 2.302 le persone prese in carico nel 2023 grazie al Codice rosa, il percorso di accesso al pronto soccorso riservato a tutte le vittime di violenza. La rete di supporto, nata in Toscana nel 2009 a Grosseto, dal 2012 ha offerto protezione a 30.119 persone, tra adulti e minori. I dati sono stati presentati a Sant’Apollonia a Firenze in occasione della consueta convention regionale, che chiama a confronto sul tema professioniste e professionisti delle aziende sanitarie ed ospedaliere della Toscana, favorendo anche lo scambio di buone pratiche. L’obiettivo dell’attività degli ultimi anni è stato quello di uniformare e condividere le procedure e promuovere e far conoscere il servizio. Importante è stata la formazione del personale ma anche la collaborazione tra istituzioni diverse, a partire dal tavolo permanente con la Procura generale per quanto riguarda le linee guida giuridiche e forensi.

“Questa rete costituisce un’assoluta eccellenza riconosciuta come modello a livello nazionale” sottolinea il presidente della Toscana Eugenio Giani, intervenuto all’evento e che poi ha ringraziato Vittoria Doretti, responsabile del programma, “per l’impegno profuso in tutti questi anni nel far crescere l’esperienza e formare, attivare e sensibilizzare i professionisti del sistema sanitario regionale”. Del Codice rosa toscano si è interessato anche il Parlamento italiano e l’obiettivo per i prossimi anni sarà quello di migliorare ulteriormente la presa in carico delle vittime nelle settantadue ore immediatamente successive agli episodi di violenza: i primi giorni sono infatti i più delicati.

Sin dall’inizio il Codice rosa ha definito: l’accesso al pronto soccorso e ospedale, le attenzioni da avere nella conservazione delle prove, le cautele e il giusto approccio per alleviare le sofferenze psicologiche delle persone vittime di violenza e crimini d’odio. Tutti temi che sono stati al centro dei percorsi di formazione rivolti al personale sanitario e sociosanitario. Di alleanza tra donne e dell’importanza di costruire una cultura del rispetto per contrastare la violenza, ne parla la capo di gabinetto del presidente Giani, Cristina Manetti, ideatrice della Toscana delle donne, evento giunto quest’anno alla terza edizione.

Negli ultimi anni la rete del Codice rosa ha dedicato una specifica attenzione a chi è stato oggetto di un crimine d’odio: per il colore della pelle, il credo religioso o qualsiasi altro stereotipo o pregiudizio. L’obiettivo è una presa in carico totale: prima e dopo l’ospedale. “Si tratta di un progetto concreto, ancorato ai valori della nostra Costituzione” interviene l’assessore al diritto alla salute della Toscana, Simone Bezzini che all’apertura della mattinata spiega: “La rete regionale Codice rosa tiene insieme l’assistenza sanitaria pubblica con i diritti. Non è un semplice percorso nei pronto soccorso, ma un vero e proprio processo culturale che parte dal sistema sanitario e che ha contribuito a far emergere fenomeni che spesso rimangono sommersi, offrendo cura e protezione a chi ne è vittima”. “Un’esperienza che nei prossimi mesi si arricchirà con servizi specifici per i crimini d’odio – conclude - affinché il sistema sanitario toscano sia sempre più uno spazio sicuro, dove le vittime possano trovare risposte sempre più sensibili e attente”.

Delle 2.302 persone accolte nel 2023 dalla rete del Codice rosa, 1.902 sono adulti e tra questi l’81,5 per cento donne (1.551). Per tre quarti hanno tra 18 e 49 anni e non c’è una classe di età che predomina. I minori presi in carico sono quattrocento: più della metà (il 58,8 per cento) hanno tra dodici e diciassette anni e nello specifico sono più numerosi (32,3 per cento) quelli tra quindici e diciassette.

Nel 2022 erano stati 2.138 gli accessi, di cui 358 i minori, e 1.918 (con 272 minori) nel 2021. Il picco maggiore si è toccato nel 2016 con 3.426 casi: 3.268 nel 2014, 3142 nel 2017, 2.998 nel 2013, 2.799 nel 2018.

Codice Rosa, cos’è e come funziona

Il Codice rosa è un percorso di accesso al pronto soccorso che viene riservato a tutte le vittime di violenza, in particolare donne, bambini e persone discriminate. Quando è rivolto a donne che subiscono violenza di genere si parla del "percorso per le donne che subiscono violenza", detto Percorso Donna, mentre per le vittime di violenza causata da vulnerabilità o da discriminazione è detto “percorso per le vittime di crimini d'odio”.

Il percorso è attivo in tutte le modalità di accesso al servizio sanitario: in area di emergenza-urgenza, ambulatoriale o degenza ordinaria. Prevede precise procedure di allerta e attivazione dei successivi percorsi territoriali, nell'ottica di un continuum assistenziale e di presa in carico globale, operando quindi in sinergia con gli enti, le istituzioni territoriali e i Centri Antiviolenza, restando in linea con le direttive nazionali e internazionali. 

La rete offre anche uno sportello chiamato SAM – spazio di ascolto uomini maltrattanti, un servizio di consulenza e ascolto per uomini che commettono violenza, realizzato grazie a un finanziamento del Ministero delle Pari opportunità e al progetto dal titolo “Together in rose: rafforzamento e potenziamento dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza alle donne vittime di violenza e ai loro figli e per il rafforzamento della rete dei servizi territoriali”. Questo progetto vede il Coeso Società della Salute capofila, l’Asl Toscana sud est e la rete codice rosa, le ex SdS Amiata Grossetana e Colline Metallifere, la Provincia di Grosseto e l’associazione Olympia De Gouges unite per la promozione di azioni a sostegno delle donne maltrattate. Il SAM è uno spazio rivolto agli uomini maltrattanti per aiutarli nel loro processo di consapevolezza e di cambiamento con l'obiettivo primario di ridurre al massimo le recidive, facendo così un'azione di prevenzione per le possibili vittime (spesso donne e bambini). I programmi rivolti agli uomini maltrattanti hanno come scopo l'assunzione di responsabilità da parte degli uomini dei loro comportamenti, la consapevolezza sulle conseguenze dei comportamenti violenti, la costruzione di alternative a tali comportamenti incentivando relazioni libere dalla violenza.