
Tommaso Strambi
Pisa, 23 dicembre 2015 - CECILIA E BARBARA. Due donne al di là degli stereotipi. E non potrebbe essere diversamente. Per lo storytelling americano, infatti, dovrebbero essere partite da un garage sotto casa. Lavorando, magari, grazie a pezzi assemblati in maniera fortunosa. E, soprattutto, lontano dall’Italia, meglio se nell’effervescente Silicon Valley. Invece no. Cecilia Laschi e Barbara Mazzolai, profondamente toscane, della costa – la prima è di Follonica, la seconda di Rosignano –, hanno iniziato a muovere i primi passi nella pisana Scuola Superiore Sant’Anna. E da qui sono salpate alla conquista del mondo. Secondo «RoboHub» – grande comunità virtuale e globale che comprende migliaia di scienziati – Barbara e Cecilia sono tra le 25 donne più ‘geniali’ del 2015. Un riconoscimento non da poco. Che le gratifica del lavoro svolto in questi anni e che nello stesso tempo conferma la grande qualità degli studi pisani. Anche se non è un caso. E’ a Pisa, infatti, che i pionieri dell’informatica costruirono, nel 1957, la prima calcolatrice elettronica (Cep) e qualche anno dopo, su input della Olivetti, il primo ‘computer personale’. Imponente e ingombrante rispetto ai microchip di cui disponiamo oggi, che ci consentono di governare enormi flussi di dati dagli smartwatch di ultima generazione, ma sicuramente il simbolo della creatività e dell’ingegno che da sempre hanno trovato terreno fertile tra i giovani ricercatori delle Università pisane. I garage di Steve Jobs erano ancora lontani, come quelli di Bill Gates, per non parlare di quelli di Mark Zuckerberg. Eppure Pisa era già all’avanguardia. E grazie a ricercatrici come Cecilia e Barbara continua a rimanerlo anche ora. Una vera fucina di talenti, che però occorre saper cullare e valorizzare prima che le sirene della California o di Shenzhen si facciano più attraenti.