Firenze, 13 novembre 2023 – “Il cielo era cupo, quasi nero. E il vento così forte da sradicare le grondaie del tetto. E' cominciata così nel pomeriggio del 2 novembre, col presagio che quella pioggia avrebbe portato il peggio. Ma noi campigiani non eravamo in grado neanche di immaginare quale fosse il disastro che stava per caderci addosso".
Stefano Massini, che a Campi Bisenzio vive da quando era una bambino di sette anni, ha iniziato subito, fin dalla prima notte dell’alluvione, a soccorrere i suoi compaesani, terrorizzati dall’acqua che spazzava via auto in sosta, tavolini dei bar, alberi abbattuti ed entrava nelle cantine, al pian terreno delle case, trascinava via cose e persone. Dalle finestre, con le famiglie rifugiate ai piani alti, il pianto dei bambini e le lacrime degli adulti angosciati per la sorte dei genitori anziani. E tutto al buio.
Ma oltre a scendere nelle strade a spalare il fango Massini - drammaturgo, attore, scrittore -, ha cominciato subito a pensare al dopo. Insieme a Piero Pelù si è messo al telefono per organizzare in grande evento, come accaduto l’anno scorso in Emilia Romagna, per raccogliere fondi in favore degli alluvionati. E le adesioni crescono, di giorno in giorno.
Massini, come sta andando la preparazione di questa serata? «Io e Piero Pelù ci stiamo lavorando tantissimo. Oltre a Fiorenna Mannoia e Fabio Fazio che hanno detto subito sì, abbiamo già l’adesione anche di Luca Barbarossa, Gianni Morandi e Laura Pausini. Sarà al Pala Mandela di Firenze e stiamo cercando di fissare una data prima di Natale. Sono continto che saremo in tanti, perché le persone devono sapere che non sono sole. E dobbiamo ricordare che dopo aver spalato il fango c’è da ricostruire». Cosa ricorda delle prime ore di diluvio? «Sono uscito nel pomeriggio intorno alle 17.30 perché dovevo andare a Roma per un impegno in tv. Il Bisenzio era già in piena e stava crescendo di un metro ogni mezz’ora. Mi sono detto: stanotte quando torno trovo l’ira di Dio. E in effetti quando intorno alle 2 sono rientrato, a Campi era già un disastro. Casa mia era salva, ma poche strade più in là sentivo le grida delle persone spaventate con l’acqua fino al primo piano. Ormai non c’era elettricità, nessun collegamento internet, e anche le batterie dei cellulari si stavano scaricando a tutti. Era impossibile anche chiamare i soccorsi. Nella notte l’importante è stato mettersi in salvo, ma la mattina dopo, appena fatto giorno, ci siamo resi dell’immane disastro». Avete potuto capire cosa era davvero successo? Era tutto un casino ma si è capito che il Bisenzio aveva esondato dalle spallette nella Rocca Strozzi a cui si era aggiunto la tracimazione di altri torrenti come la Marina che viene da Calenzano. E che a Villa Montalvo si era rotto un argine rotto. Avevamo davanti una situazione apocalittica: macchine accatastate l’una sull’altra, altre schiantate su un distributore di benzina. Ma il vero dramma erano le persone ancora da portare in salvo:» bambini, anziani, ricordo un signore col respiratore che aveva bisogno di essere portato in ospedale…» Lei conosce bene il territorio, come è possibile un tale disastro? «Nessuno sembra capire la fragilità di questa zona, paludosa, con mille canali, laghi, laghetti, che un tempo era completamente sott’acqua. Persino Collodi si era ispirato a questo «mare» per raccontare le storie di Pinocchio». Cosa c’entra Pinocchio? «C’entra eccome. E’ noto che Collodi immaginò il mare in cui Pinocchio incontra il pescecane e ritrova Geppetto, proprio in questa distesa d’acqua. Prima delle bonifiche dalla zona di Castello a Campi venivano in barca. Ecco perché ancora oggi ogni 200 metri c’è un ponte fra una strada e l’altra». Almeno c’è stata la solidarietà di tanti giovani corsi a dare mano. «Sì è vero, tantissimi ragazzi. Ma è uno strazio vedere le famiglie buttare sulla strada tutto quello che prima era la propria vita. Quando ti entra in casa un metro e mezzo d’acqua cosa vuoi recuperare. Ma c’è un’altra cosa che mi ha procurato dispiacere, anche se lo capisco…» Di che cosa parla? «Dell’impossibilità di far capire davvero cosa sia capitato a questa gente. Nel senso che fuori da qua le persone volevano sapere se l’acqua era entrata in Duomo, come stava il Ponte Vecchio, gli Uffizi, piazza Signoria. E quando dici, che nel centro città non è successo nulla, vedi un senso di sollievo. Che è normale, giustissimo e inevitabile. Io amo Firenze e per fortuna l’Arno non ha dato problemi. Ma vorrei che si capisse che abitano e vivono tante persone anche a Scandicci, Campi, Sesto, Calenzano. Dove non c’è il David e non ci sono gli Uffizi, ma il dolore di chi ha perso tutto è lo stesso”. Insomma, l’alluvione in periferia fa meno notizia. “Siamo considerati la periferia dormitorio, il serbatoio della manodopera che la mattina si muove verso la città. Un tempo i campigiani erano quelli che portavano al mercato la frutta e verdura per i fiorentini. Oggi si viene ai centri commerciali, ai Gigli. Insomma, zone di servizio, ma ciò non toglie anche qui le persone abbiano la loro vita, le loro villette e il loro barbecue in giardino. E dobbiamo aiutarle».
Stefano Massini, che a Campi Bisenzio vive da quando era una bambino di sette anni, ha iniziato subito, fin dalla prima notte dell’alluvione, a soccorrere i suoi compaesani, terrorizzati dall’acqua che spazzava via auto in sosta, tavolini dei bar, alberi abbattuti ed entrava nelle cantine, al pian terreno delle case, trascinava via cose e persone. Ma oltre a scendere nelle strade a spalare il fango Massini – drammaturgo, attore, scrittore –, ha cominciato subito a pensare al dopo. Insieme a Piero Pelù si è messo al telefono per organizzare in grande evento, come accaduto l’anno scorso in Emilia Romagna, per raccogliere fondi in favore degli alluvionati. E le adesioni crescono, di giorno in giorno.
Massini, come sta andando la preparazione dell’evento?
"Io e Piero Pelù ci stiamo lavorando tantissimo. Oltre a Fiorenna Mannoia e Fabio Fazio che hanno detto subito sì, abbiamo già l’adesione anche di Luca Barbarossa, Gianni Morandi e Laura Pausini. Sarà al Pala Mandela di Firenze e stiamo cercando di fissare una data prima di Natale. Sono convinto che saremo in tanti, le persone devono sapere che non sono sole. E dobbiamo ricordare che dopo aver spalato il fango c’è da ricostruire".
Cosa ricorda delle prime ore di diluvio?
"Sono uscito nel pomeriggio intorno alle 17.30 perché dovevo andare a Roma per un impegno in tv. Il Bisenzio era già in piena e stava crescendo di un metro ogni mezz’ora. Mi sono detto: stanotte quando torno trovo l’ira di Dio. E in effetti quando intorno alle 2 sono rientrato, a Campi era già un disastro. Casa mia era salva, ma poche strade più in là sentivo le grida delle persone spaventate con l’acqua fino al primo piano. Ormai non c’era elettricità, nessun collegamento internet, e anche le batterie dei cellulari si stavano scaricando a tutti. Era impossibile anche chiamare i soccorsi. Nella notte l’importante è stato mettersi in salvo, ma la mattina dopo, appena fatto giorno, ci siamo resi dell’immane disastro".
Lei conosce bene il territorio, come è possibile un tale disastro?
"Nessuno sembra capire la fragilità di questa zona, paludosa, con mille canali, laghi, laghetti, che un tempo era completamente sott’acqua. Persino Collodi si era ispirato a questo "mare" per raccontare le storie di Pinocchio".
Cosa c’entra Pinocchio?
"C’entra eccome. E’ noto che Collodi immaginò il mare in cui Pinocchio incontra il pescecane e ritrova Geppetto, proprio in questa distesa d’acqua. Prima delle bonifiche dalla zona di Castello a Campi venivano in barca. Ecco perché ancora oggi ogni 200 metri c’è un ponte fra una strada e l’altra".
Almeno c’è stata la solidarietà di tanti giovani corsi a dare mano.
"Sì è vero, tantissimi ragazzi. Ma è uno strazio vedere le famiglie buttare sulla strada tutto quello che prima era la propria vita. Quando ti entra in casa un metro e mezzo d’acqua cosa vuoi recuperare...".