Arezzo, 17 dicembre 2024 – Confagricoltura Arezzo, l’impegno prosegue: è il momento di alzare l’asticella
Carlo Bartolini Baldelli e il direttivo confermati alla guida della prima organizzazione di rappresentanza datoriale della provincia. Analisi e obiettivi
Confermati per un nuovo triennio i vertici di Confagricoltura Arezzo, il presidente Carlo Bartolini Baldelli e il direttivo hanno ricevuto la fiducia unanime dell’assemblea che si è riunita ieri nella sede di via Spallanzani. Confermati anche i vice presidenti Anastasia Mancini e Tommaso Albergotti. All’incontro ha portato i saluti la parlamentare Tiziana Nisini che ricopre la carica di vicepresidente della Commissione Lavoro.
I temi dell’inflazione sulle materie prime, delle crisi geopolitiche e delle relative instabilità dei mercati, la crescita dei tassi di interesse, i cambiamenti climatici, gli eventi meteo estremi e le difficoltà nel reclutare nuova manodopera, sono stati al centro della relazione di fine anno del presidente.
Il tema del lavoro sarà oggetto di maggiore approfondimento grazie alla presenza del dottor Roberto Caponi, direttore Area Politiche del Lavoro e Welfare di Confagricoltura Nazionale, che anche in provincia di Arezzo è la prima organizzazione di rappresentanza datoriale.
«Questi ultimi tre anni - ha dichiarato Baldolini Baldelli - sono stati una vera e propria tempesta perfetta. Le nostre aziende, salvo casi sporadici, durano grande fatica a far tornare i conti. A molte altre i conti non tornano proprio. Le politiche di sostegno pubblico comunitario risultano molto spesso insufficienti ed inadeguate. Da tempo ormai le risorse Pac devono essere distribuite tra coloro che vivono di agricoltura; che hanno una partita Iva e che abbiano un fatturato che dimostri un’effettiva attività di impresa. Del tutto legittimo fare agricoltura per passione, ma le risorse economiche della Pac devono arrivare a chi fa impresa».
Nell’analisi del presidente di Confagricoltura Arezzo questa provincia rappresenta una varietà incredibile di produzioni: il vino, l’olio, la frutta, il tabacco, i cereali, le piante officinali, l’allevamento. Molte di queste produzioni possono essere trasformate e vendute al commercio o direttamente al consumatore finale, altre hanno sviluppato specifiche filiere. Tutte vivono difficoltà, ma quelle che forse in questo momento sono in maggiore sofferenza, sono quelle produzioni agricole vendute all’ingrosso che, per arrivare al consumatore finale, devono subire molti passaggi.
«In questi passaggi - dichiara Bartolini Baldelli - la ripartizione del valore aggiunto è profondamente iniqua per gli agricoltori. Com’è possibile che un kg di grano tenero viene pagato agli agricoltori 20 centesimi e un kg di pane può arrivare a costare al consumatore finale oltre 4 euro? Si parla di 20 volte il prezzo dello stesso kg di grano. Infine, la concorrenza sleale che molti prodotti di importazione fanno ai nostri. A causa di normative molto meno stringenti, sotto il profilo sanitario e fitosanitario, sulla sicurezza sul lavoro, a causa del minor costo del lavoro stesso, i prodotti importati da paesi extra CE sono messi sul mercato a prezzi assai inferiori rispetto ai nostri. Non possiamo più accettare questo tipo di concorrenza e non possiamo più accettare politiche autolesioniste europee».
Le richieste di Confagricoltura sono quelle di applicare il principio di reciprocità affinché le nostre produzioni non siano oggetto di concorrenza sleale da quelle di importazione; rivedere le priorità della Pac; costruire un sistema di gestione del rischio, che garantisca alle imprese adeguati fondi risarcitori e adeguate agevolazioni assicurative; incrementare e normare adeguatamente progetti di filiera affinché valorizzino le produzioni attualmente meno remunerative; alleggerire le aziende agricole dalla burocrazia.
«Da parte nostra - ha concluso il presidente di Confagricoltura Arezzo - dobbiamo essere consapevoli che occorre alzare l’asticella dell’orizzonte, di puntare sui giovani, di valorizzare il patrimonio di conoscenze che ci deriva dai nostri pensionati e di parlare anche al di fuori dei confini del settore perché una cittadinanza informata e consapevole può favorire scelte che vanno a beneficio dell’agricoltura locale e nazionale».