FRANCESCA CAMPANA COMPARINI
Cronaca
Editoriale

Il conflitto mediorientale: nell’ora più buia

In Libano 37 morti in 24 ore, 9 a Beirut

Macerie tra i palazzi a Beirut

Domenica scorsa ho affermato che il tentativo israeliano di annientare il terrorismo consente a noi occidentali di vivere ben protetti nelle nostre case e di farci ritenere che quel male assoluto lo si possa arginare con la forza della cultura e del dialogo senza l’uso delle armi. E siamo convinti di essere al sicuro perché quel che accade laggiù è una cosa sufficientemente lontana, con cause che poco hanno a che vedere con noi.

Questa attitudine è a parer mio causato da solchi conoscitivi e in parte da lunghi decenni di benessere economico, politico e sociale che, dal dopoguerra ad oggi, hanno come anestetizzato la memoria storica collettiva al punto che la guerra è diventata “cosa d’altri tempi e di un altro mondo”. Eppure “quell’altro mondo” che poi è sempre il nostro, conta ben 56 conflitti aperti nel 2024.

La guerra in Medio Oriente sembra non riguardarci così da vicino perché sorta su dinamiche che hanno poco a che vedere con noi occidentali europei. E tuttavia temo che non sia proprio così; il terrorismo è un nemico pervasivo, che vuole annientare Israele ma che vuole anche espandersi nel mondo e conquistare l’Occidente.

Ha un agire subdolo perché non sta di fronte al suo rivale – direbbe Hobbes – “nella postura propria dei gladiatori” – faccia a faccia - ma si nasconde nelle scuole, negli ospedali, sta in mezzo ai civili e di essi si fa scudo affinché il loro annientatore passi da colpevole. Quel che voglio dire è che c’è un momento nella Storia in cui la guerra diventa l’unico scenario possibile.

Churchill, ad esempio, sapeva bene cosa fosse la guerra, avendo vissuto sulla propria pelle la Prima Guerra mondiale e avendo anche subìto come primo lord dell’ammiragliato, sconfitte pesanti che lo avevano segnato e pur tuttavia comprese che senza di essa, Hitler non sarebbe mai stato annientato e chissà forse oggi l’Europa sarebbe ancora sotto il dominio nazista.

Celebre la sua frase “non si può trattare con un Leone quando hai la tua testa tra le sue fauci”. Ben vengano allora le tavole rotonde e i convegni, quando essi mirano a conoscere, ad approfondire i volti oscuri della Storia, certamente non per farci vivere di angosce e di paure, ma per non cadere in ipocriti buonismi che non fanno maturare la responsabilità della critica.