ELETTRA GULLÈ
Cronaca

I consigli della psicologa per superare l’ansia da studio: “Concentrarsi su piccoli obiettivi, pause fondamentali”

L’intervista ad Alessandra Bondi per capire come affrontare le sfide dei percorsi scolastici e universitari: “Ognuno ha il proprio ritmo di apprendimento e crescita. Il supporto della famiglia è essenziale, ma deve essere un sostegno, non una fonte di ulteriore pressione”

La psicologa e psicoterapeuta Alessandra Bondi

La psicologa e psicoterapeuta Alessandra Bondi

Firenze, 24 febbraio 2025 – La storia di Camilla Spezza, laureata a 20 anni alla Scuola Normale di Pisa, è senza dubbio straordinaria. Ma non tutti gli studenti seguono un percorso così lineare e veloce. Anzi, molti affrontano ansia, stress e difficoltà nel percorso scolastico e universitario. Abbiamo intervistato la psicologa Alessandra Bondi per capire come affrontare al meglio queste sfide.

Quando si parla di studenti brillanti che ottengono la laurea a 20 anni, il rischio è che altri ragazzi possano sentirsi inadeguati. È un problema reale?

“Sì, ed è più diffuso di quanto si pensi. Viviamo in una società che enfatizza la velocità e la performance, anche negli studi. Quando si leggono notizie di giovanissimi che si laureano con il massimo dei voti, alcuni ragazzi possono sentirsi sotto pressione, come se il loro percorso fosse meno valido o se fossero ‘indietro’. Ma la realtà è che ogni studente ha il proprio ritmo di apprendimento e crescita; e questo va rispettato”.

Molti studenti delle superiori e dell’università vivono ansia da prestazione. Cosa si può fare per gestirla?

“L’ansia da prestazione nasce spesso dal timore di non essere all’altezza delle aspettative, proprie o altrui. È fondamentale cambiare prospettiva: lo studio non dovrebbe essere una gara, ma un percorso personale di crescita. Un buon metodo per ridurre l’ansia è concentrarsi su piccoli obiettivi realistici, invece di farsi schiacciare dalla paura di fallire. Inoltre, è importante ricordare che non si è ‘definiti’ dai voti: il valore di una persona non dipende dal successo accademico".

Alcuni ragazzi faticano a mantenere la motivazione nello studio. Come si può aiutarli?

“La motivazione può calare per tante ragioni: materie poco stimolanti, difficoltà organizzative, pressione esterna. Il primo passo è cercare un senso in quello che si studia: perché lo sto facendo? Dove voglio arrivare? Parlare con un docente o con un tutor può essere utile per trovare un metodo di studio più adatto alle proprie inclinazioni. E poi c’è l’importanza delle pause: non si può studiare per ore senza staccare: serve equilibrio tra doveri e momenti di svago”.

Cosa direbbe ai genitori che vedono i figli in difficoltà con lo studio e temono che restino indietro?

“Direi di non farsi prendere dall’ansia e, soprattutto, di non trasmetterla ai figli. Ogni percorso è diverso, e non esiste un’età ‘giusta’ per laurearsi. Il supporto della famiglia è essenziale, ma deve essere un sostegno, non una fonte di ulteriore pressione. È importante parlare con i ragazzi, capire cosa li preoccupa e aiutarli a trovare strategie per affrontare le difficoltà, magari anche con il supporto di un professionista, se necessario”.

Quindi non bisogna avere paura di prendersi più tempo?

“Assolutamente no! Prendersi il tempo necessario per capire cosa si vuole davvero è fondamentale. Un anno in più non cambia nulla nella vita lavorativa o personale, mentre uno studio vissuto con ansia e stress può lasciare strascichi anche dopo la laurea. L’importante è costruire un percorso che sia sostenibile e in linea con i propri tempi e le proprie capacità. In questa società che ci vuole sempre al massimo, la fatica diventa rallentare. L’esempio di quella ragazza è bellissimo ma è un’eccezione”.