Firenze, 14 ottobre 2020 - Qualcuno ha già chiuso la propria attività, altri lo faranno entro la fine dell’anno. A soffrire maggiormente saranno i locali serali e i ristoranti, quelli che avevano già chiuso a pranzo per via dello smart working e che riuscivano ad andare avanti lavorando su più turni la sera, soprattutto del fine settimana.
Questo è il quadro drammatico che emerge da un’indagine effettuata dal gruppo Ristoratori Toscana, che rappresenta mille imprese a Firenze e 15mila in Toscana, tra i propri associati, non appena sottoscritto il nuovo Dpcm. Secondo il sondaggio, il 30% delle attività chiuderà, di questi il 5% solo per i mesi invernali in modo da riprendere l'attività a marzo. Il 40%, di chi cercherà di resistere, soprattutto i ristoranti che si trovano nelle periferie, avranno una perdita del 30% mentre gli imprenditori che lavorano nel centro storico denunciano cali di fatturato che con le nuove disposizioni raggiungeranno anche l'80%. Il 97,6% dei pubblici esercizi boccia il Dpcm. I punti che mettono maggiormente in difficoltà le aziende sono la chiusura a mezzanotte che, per il 35% degli intervistati equivale a perdere il secondo turno di lavoro, quello delle persone, soprattutto giovani, che al ristorante o in pizzeria arrivavano verso le 23. Per il 50%, al di là delle nuove direttive, sarà l'effetto paura a svuotare ulteriormente le strade della città. Il 10%, invece, dichiara che saranno i limiti per cene o pranzi di matrimonio, battesimo o fra amici e per feste di compleanno a mettere in crisi l'attività. Per il 5% il nuovo Dpcm non cambierà di una virgola la situazione in quando l'attività è già avviata alla chiusura definitiva.
Per il portavoce del gruppo Ristoratori Toscana, Pasquale Naccari “lo stop a mezzanotte per i locali non ha alcun senso, perché per evitare assembramenti l'unico modo è dilatare gli orari". “Auspichiamo – prosegue Naccari - un credito di imposta o un fondo per le locazioni, oltre ad un aiuto per l'acquisto dei dispositivi di sicurezza, visto che nel decreto agosto c'è il credito di imposta per gli hotel fino a dicembre su cui però non rientrano i ristoranti”. Inoltre, conclude, “il limite dei 5 milioni di fatturato è stato eliminato a tutte le categorie tranne che alle attività di ristorazione. Per questo proponiamo che nella conversione del decreto siano inserite anche le attività di somministrazione”. Ecco alcune testimonianze di imprenditori, arrivate sui tavoli del gruppo Ristoratori Toscana, che stanno rischiando di chiudere: “Non è il contenuto del nuovo Dpcm che fa paura in quanto ha cambiato di poco le vecchie regole ma è il clima di terrore”; “Sarà il clima di paura a ucciderci, le persone non usciranno più di casa”: queste le due testimonianze da Firenze. “Proprio stasera mi hanno disdetto una comunione di 40 persone per sabato perché con il limite a 30 sarebbero stati costretti a lasciarne a casa 10 e non hanno voluto scegliere tra i parenti. Ho già ridotto gli orari: apriamo solo a pranzo e il venerdì, il sabato e la domenica” la testimonianza da San Casciano. Da Arezzo: “Solo in un giorno ho avuto 60 disdette, tutte cene di gruppo. Impossibile andare avanti così”. Da Siena: “Perderemo quei pochi clienti che al momento abbiamo. Chiuderemo a fine ottobre”. E ancora da Firenze: “Stiamo prendendo in considerazione l'idea di chiudere: quando tutto andava male facevamo 300 coperti, ora ne faremo 50. Impossibile pagare i costi di gestione e i dipendenti. Non ho mai avuto debiti e ho già richiesto il prestito di 25mila euro” .
Maurizio Costanzo