Firenze, 6 marzo 2020 - Non è come un'influenza: i dati che illustrano le epidemie degli ultimi anni lo dimostrano. La letalità influenzale rispetto al nuovo coronavirus è infinitamente più bassa, anche nelle stagioni in cui a colpire sono state le più aggressive, come la cosiddetta suina (AH1N1), esplosa nel 2009-2010 e che – tuttora in circolo sebbene ci sia il vaccino – può dare severe complicazioni respiratorie e polmonari.
Ma è altrettanto vero che conosciamo ancora poco la platea dei soggetti colpiti dal nuovo coronavirus: non sappiamo quante persone in Italia e in Toscana siano state contagiate, magari scambiando i sintomi proprio per influenza. E il denominatore ristretto, formato cioè solo dai casi risultati positivi al tampone, potrebbe falsare l’indice di letalità, ingigantendolo.
Nella stagione 2017-2018, la più importante epidemia influenzale del 21° secolo, che ha causato circa 470mila casi stimati in Toscana (secondo l’osservatorio ‘Influnet’ dell’Istituto superiore di sanità), colpendo il 12,6% della popolazione residente, ha determinato nel quadrimestre dicembre 2017-marzo 2018, 3.400 ricoveri per complicanze polmonari, in base ai dati dell’Agenzia regionale di sanità. Di questi pazienti, 305 sono morti (l’8,9% dei colpiti da complicazioni broncopolmonari), specie nelle fasce d’età più avanzate. Si conta un caso fra i 44 e i 49 anni, due fra i 50 e i 54, mentre si sale all’11% da 80 a 85, al 14% da 85 a 89, al 19% da 90 a 94 anni.
Se si passa alle percentuali anziché ai numeri assoluti ci rendiamo conto che i ricoveri per complicazioni polmonari dell’influenza nel 2017-2018 sono stati lo 0,7% (sette su mille) e i morti sono stati lo 0,065% (meno di sette su diecimila), percentuali infinitesimali rispetto ai decessi da Covid19 in Italia. E sempre in numeri assoluti, in Toscana nel 2018 (i dati del 2019 non sono ancora completi), ci sono stati 680 decessi per complicazioni polmonari.
Ora cambia il criterio con cui verranno fatti i tamponi. Nell’ottava ordinanza che oggi sarà firmata dal governatore Enrico Rossi, oltre a confermare il tampone per le persone con sintomi provenienti da zone di contagio o che abbiano avuto contatti con un contagiato, il test sarà esteso a chi, a prescindere da frequentazioni e provenienza, in ospedale manifesta sindromi respiratorie importanti e analisi del sangue alterate.
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