LUIGI CAROPPO
Cronaca

Stop alle mascherine della Pivetti. La Toscana le compra e poi le blocca

Sono ferme in un magazzino di Estar e non sono state pagate. La Regione: "Avviato un contenzioso" Commessa per Ffp2 senza valvola da 150mila pezzi, un contratto da oltre mezzo milione di euro

Sul mercato internazionale da settimane è scattata la caccia ai Dpi

Firenze, 1 maggio 2020 - Una grande operazione di valenza sociale capace di calmierare il mercato in funzione anti speculazioni. Non c’è che dire. Ma cosa c’è dietro la grande operazione "mascherine gratis per tutti" varata in Toscana dalla Regione? Dopo aver raccontato i retroscena per far arrivare nelle case dei toscani 25 milioni di mascherine (il distretto Made in Tuscany creato in quattro e quattr’otto, i subentri nei contratti tra Regione e Fondazione CR Firenze, gli acquisti con massima urgenza fatti da Estar, centrale della sanità regionale) per una spesa di 16 milioni di euro (altri 40 milioni spesi con una maxi commessa di dispositivi di protezione individuale) emergono altri aspetti della vicenda. Per capire da una parte le enormi difficoltà a muoversi in un mercato impazzito (’Un vero far west’, lo hanno definito molti addetti ai lavori che lavorano nell’import con l’Oriente) e dall’altra come negli affari milionari del marasma emergenziale, possono innestarsi dinamiche capaci di alimentare dubbi legittimi. Adesso la puntata sulle mascherine toscane punta di nuovo i riflettori sui partecipanti alle forniture regionali. E non mancano le sorprese. Oltre alla dozzina di aziende toscane riconvertite o specializzate in Dpi, si scopre che Estar per conto della Regione ha avuto un contratto da oltre mezzo milione con la "Only Italia srl", azienda di Irene Pivetti, come risulta dai documenti Estar agli atti. Per la precisione 547.500 euro per 150mila mascherine tipo Ffp2 senza valvola del valore di 3,65 euro cadauna. L’ex presidente della Camera è indagata dalle procure di Roma, Siracusa e Savona riguardo aspetti dell’importazione delle mascherine e in particolare sulla conformità o meno dei dispositivi di sicurezza. Le accuse ipotizzate sono quelle di frode in commercio, falso documentale e violazione dei dazi doganali. "Questa inchiesta darà l’opportunità – ha detto Pivetti - di svelare come sono andate le cose. Abbiamo avviato questa attività, servendo ospedali e strutture che avevano bisogno di mascherine e materiale sanitario. Non è vero che manca la certificazione; manca la validazione da parte dell’Inail, ma questo non toglie che siano perfettamente regolari". La Regione Toscana ha aperto un contenzioso amministrativo con l’azienda di Pivetti: Estar ha ricevuto le mascherine, le ha controllate, ma non le ha messe a disposizione della cittadinanza toscana ritenendo, fa sapere la task force di Rossi, che "i dispositivi non rispondessero ai criteri richiesti". In particolare "le mascherine arrivate sono state contestate perché prive di certificazione (necessaria per la Ffp2 ancorchè senza valvola). Quelle mascherine sono ferme in magazzino, non pagate e oggetto del contenzioso". «Scavando , scavando si trovano aspetti su cui il governatore Rossi dovrebbe fare chiarezza: le modalità di selezione delle aziende e le deroghe a esse concesse sulla certificazione e sulla qualità delle mascherine" sottolinea Paolo Marcheschi, capogruppo in consiglio regionale di Fratelli d’Italia che da alcune settimane ha iniziato a richiedere atti su atti. "Come si è visto in altre regioni, nell’emergenza si può nascondere il malaffare e il clientelismo che approfitta delle scorciatoie: ora è necessario più che mai essere trasparenti" sottolinea. © RIPRODUZIONE RISERVATA