Isola del Giglio (Grosseto), 13 gennaio 2024 - “Per mio fratello, e non solo per lui, la vita si è fermata a causa di quel naufragio. Ma per tantissime altre persone la vita continua. Ecco, voglio rivolgere un pensiero a chi si è salvato da quel disastro. A tutti loro auguro tanta fortuna”. Kevin è il fratello di Russell Rebello, una delle vittime del naufragio della Costa Concordia. Il suo corpo venne recuperato solo mille giorni dopo, a Genova, quando la nave venne smantellata.
“Sono già trascorsi 12 lunghissimi anni…”, sospira Kevin, che vive tutt’ora a Milano, dove fa il rappresentante. “Ogni anno, quando arriva gennaio il pensiero va a quei giorni drammatici - racconta -. Era da un po’ che non vedevo mio fratello, ma ci sentivamo spesso al telefono. Quando la mattina di quel 13 gennaio aprii come sempre faccio internet per vedere le notizie lessi del naufragio al Giglio. Non sapevo però che mio fratello stesse lavorando proprio su quella nave. Lo seppi dopo un giorno di ricerche tramite i suoi amici”.
“Non avrei mai potuto immaginare che la sorte si fosse accanita così contro di lui - dice Kevin -. Pensare che mio fratello aveva realizzato un sogno. Per lui, vedere il mondo attraverso le navi da crociera era il massimo. Si era appassionato a questo mestiere tramite i racconti di amici, che lavoravano sulle grandi navi. Nel complesso, avrà trascorso almeno 8 anni a bordo. Finiva un contratto e poi ne ricominciava un altro”.
Se Kevin già all’epoca viveva a Milano, suo fratello invece viveva in India, dove tornava tra una pausa contrattuale e l’altra. “L’ultima volta che ci siamo potuti vedere era il 2009 - ricorda Kevin -. Russell sbarcò a Genova ed io andai a trovarlo, da Milano. Siamo stati insieme una sera. È un peccato averlo visto così poco…”. E ancora: “Russel era un bravo ragazzo. Lavorava duramente, tante ore al giorno. Quando ho avuto la certezza che fosse tra i membri dell’equipaggio, ho cercato tante informazioni, tra i suoi colleghi ed amici. Ho saputo che aveva un po’ di febbre e che non aveva lavorato, quel maledetto giorno. Ma nonostante questo, quando c’è stato l’incidente ha fatto il suo dovere di aiutare i passeggeri a salire sulle scialuppe. L’equipaggio ha un compito preciso. E lui l’ha svolto, com’era giusto che fosse. Schettino? Ormai su di lui non saprei cosa aggiungere….”.
Kevin dopo due giorni partì alla volta del Giglio, dove ha seguito tutte le ricerche dei dispersi, finché non si sono interrotte. “In quel periodo persi anche il lavoro. L’azienda in cui ero assunto chiuse - ricorda -. È stata dura, ma poi ho trovato l’impiego attuale, che mi piace tanto. Al Giglio? Sono tornato per alcune cerimonie per gli anniversari. Ci tornerò più avanti. Quell’isola fa comunque parte della mia vita. E poi i suoi abitanti sono stati sempre eccezionali, dal primo all’ultimo. Non li dimenticherò mai”.