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Costa Concordia, per Schettino ora è finita: confermato il no alla revisione del processo

La Cassazione respinge il ricorso. Undici anni fa la disastrosa collisione all’Isola del Giglio, costata la vita a 32 persone a bordo della nave

2012, il disastro della Costa Concordia

2012, il disastro della Costa Concordia

Isola del Giglio (Grosseto), 12 gennaio 2023 - Alla vigilia dell'undicesimo anniversario del tragico naufragio della Costa Concordia, la nave da crociera incagliatasi e poi ribaltatasi sugli scogli dell’isola del Giglio il 13 gennaio 2012, la Corte di Cassazione arriva all’ultimo, definitivo, capitolo giudiziario sulla vicenda che ha ruotato attorno al naufragio costato la vita a 32 persone.

Lo speciale di Qn - La Nazione - Il Resto del Carlino - Il Giorno

La Suprema Corte ha respinto il ricorso della difesa dell’ex comandante Francesco Schettino contro l’ordinanza della Corte di Appello Genova che nel febbraio scorso negò la revisione del processo. Scorrono così definitivamente i titoli di coda sulla possibilità di un processo bis per il comandante che era al timone del transatlantico, Francesco Scchettino, condannato a sedici anni di reclusione. In attesa di capire le motivazioni (non ancora depositate) che hanno spinto gli ermellini a non accogliere la richiesta di un nuovo processo, resta la delusione dei legali che hanno assistito Schettino, gli avvocati Saverio Senese e Paola Astarita.

"Non le nascondo la mia amarezza – dichiara Senese – perché continuo a credere che la condanna per il naufragio sia stata del tutto legittima e comprensibile, ma quella per gli omicidi colposi e ancora più per l’abbandono della nave mi hanno lasciato molti dubbi. Ma prendiamo atto che la parola fine è calata su questo caso che, a parer mio, rimane un grande errore giudiziario". La difesa del comandante che era alla guida del transatlantico da 114mila tonnellate di stazza, annientato da un gruppo di scogli vicino alla costa gigliese, ha sottolineato nel ricorso come i giudici genovesi non abbiano assolutamente preso in considerazione le nuova prove (un video e due consulenze tecniche) che sono state depositate. Limitandosi a dichiararlo inammissibile "de plano", cioè senza entrare nel merito dei nuovi documenti. "In questo modo – si legge nel ricorso alla Corte Suprema – si è preclusa l’analisi dovuta del grado di resistenza dell’intero quadro probatorio". In particolare le nuove prove presentate a corredo dell’istanza di revisione del processo - che ha condannato Schettino alla pena definitiva di 16 anni di reclusione, il 12 maggio del 2017 - riguardano la tenuta delle porte stagne, "vera responsabile del ribaltamento e affondamento della Concordia", secondo le consulenze depositate dalla difesa, insieme al mancato funzionamento del diesel generatore di emergenza. Tutto inutile. Anche la Cassazione ha detto "no" al nuovo processo.

Resta quindi la condanna sentenziata in prima battuta dal Tribunale di Grosseto l’11 febbraio del 2015, confermata dalla Corte d’Appello di Firenze un anno dopo e resa definitiva dalla Suprema Corte il 12 maggio del 2017, giorno in cui il comandante Francesco Schettino varcò il cancello del carcere di Rebibbia. In questi cinque anni e mezzo, l’ex comandante ha già lasciato il carcere alcune volte con permessi premio e da settembre sta beneficiando delle misure alternative, impegnato come archivista nella digitalizzazione degli atti della strage di Ustica.