Viareggio (Lucca), 3 novembre 2020 - Chi stabilisce chi siano gli anziani? Io ho 72 anni, ma mi sembra di averne 50. Si calcola l’età anagrafica, quella fisiologica o l’età interiore, che ognuno sente di avere?». Marcello Lippi, commissario tecnico della Nazionale di calcio campione del mondo nel 2006 non accetta l’idea di una terza età che si faccia da parte e rinunci a pezzi di vita in tempi di covid-19. Anche per evitare di ingolfare i posti letto negli ospedali. Perché, Lippi ? «Anzitutto, ognuno ha diritto a fare la propria vita e va evitata ogni forma di discriminazione». Ma gli anziani sono più inclini ad ammalarsi e il loro apporto alla produzione è inferiore rispetto ad altre fasce di età. «E chi lo stabilisce? Ci sono settantenni molto più lucidi di tanti giovani. E allo sviluppo della società si contribuisce in tanti modi, non solo con le braccia, col lavoro, con la produzione». Lei non resta a casa? «Non potrei mai, ho la fortuna di stare bene e di sentirmi più giovane di quanto dica la carta d’identità». Tornerebbe in panchina? «Mai detto di no. Ma su questo tema non faccio una questione personale, vedo un grave pericolo in quello che è stato prospettato». Quale? «Che rimanere a casa diventi l’inizio di un percorso che potrebbe portare a brutte conseguenze. Ti dichiaro improduttivo, inutile: oggi ti faccio restare a casa e domani...». E domani? «Ti tolgo qualcos’altro e magari un giorno si arriverà a non dare più le cure necessarie con la scusa che, dopo, il paziente non vivrebbe abbastanza. Come succedeva in guerra». La pandemia è a suo modo una guerra. «Non scherziamo. È una malattia grave, ma non può essere lo spunto per discriminare. Vita e salute sono beni di tutti». Quindi, lo Stato dovrebbe garantire più posti letto per coprire l’intero fabbisogno. «Lo Stato non ha bisogno dei miei consigli». Piero Ceccatelli