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Covid. Balzo dei casi, da Uk a Germania e Francia. Italia: ipotesi dose di richiamo

E Gimbe: "In Italia, possibile aumento fino a 150mila casi al giorno". "E' molto probabile che faremo una dose di richiamo nel prossimo autunno", dice Bassetti

Covid

Roma, 19 marzo 2022 - Torna a tremare l'Europa. Negli ultimi sette giorni, nel Regno Unito sono stati registrati oltre 534.000 nuovi casi di Covid. Un balzo all’insù che ha segnato un aumento del 44%. In Francia, guardando solo ai giovani, 52.669 studenti sono risultati positivi al virus, ovvero 12.176 in più rispetto alla scorsa settimana. La causa, probabilmente, è l'abolizione dell'obbligo di indossare la mascherina in classe dal 14 marzo.

E in Germania? I tedeschi non respirano un'aria migliore tanto è vero che si parla di sesta ondata: il Robert Koch Institut segnala 297.845 nuovi casi di Covid-19 confermati in laboratorio (dati del 17 marzo), 226 nuovi decessi e +2.097 nuovi ricoveri. Se l'Europa trema, l'Italia non ride di certo. A lanciare continui allarmi contro i cali di attenzione sul virus è Nino Cartabellotta, presidente Gimbe, che avverte: "Il 'bizzarro' aumento di casi entro fine marzo potrebbe arrivare a 120-150 mila al giorno". Intanto, dall'ultima indagine rapida sulla prevalenza e distribuzione delle varianti di Sars CoV-2, condotta dall'Iss, è emerso che in Italia la variante Omicron resta quella predominante, con una prevalenza stimata del 99,86%. Osservando le due sottovarianti, "il lignaggio BA.2 ha una prevalenza del 44,07% e il BA.1 risulta ancora il più frequente con il 55,78% di prevalenza".

Vaccino, ipotesi dose di richiamo

"E' molto probabile che faremo una dose di richiamo" di vaccino anti Covid "nel prossimo autunno, tra settembre e novembre, in modo da essere pronti ad affrontare la stagione fredda, in cui il virus colpisce di più. Ci auguriamo che questo richiamo sia diverso, ovvero con un vaccino aggiornato, in grado di coprire meglio tutte le varianti". Così Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, sottolineando che "ragionevolmente dovremmo smettere di chiamarla quarta dose ma ‘dose di richiamo’”. L'infettivologo, in proposito, ricorda all'Adnkronos Salute anche le considerazioni dell'Ema, basate su studi fatti in Israele, "che dicono come la quarta dose fatta in tempi molto ravvicinati alla terza nella popolazione generale non ha quell'effetto che si pensava potesse avere".