Firenze, 13 marzo 2021 - Il contagio continua a picchiare. Ospedali sotto pressione. Per la prossima settimana la Toscana conferma la zona arancione con un indice di contagio Rt a 1,20 e un’incidenza di 230 casi su 250mila abitanti. A 250 scatterà il rosso automatico, ci siamo vicini. Per questo si fermano province e comuni che la soglia l’hanno superata.
Rosse per la prima volta le province di Prato e Arezzo, e per la terza settimana consecutiva Pistoia. L’elenco completo dei comuni sarà comunicato oggi dal governatore Eugenio Giani. Ma intanto è deciso che in 78 comuni saranno chiuse le scuole (in tutti quelli presenti in questo grafico). Perché il contagio, in questa fase caratterizzata dalla corsa della variante inglese, colpisce la fascia più giovane della popolazione, sinora solo marginalmente toccata dall’epidemia. Negli ultimi sette giorni (tra il 6 e il 12 marzo) i nuovi positivi registrati in Toscana tra 0 e 18 anni sono 1.379, il 16,1% del totale (8.548). Un aumento significativo rispetto alle settimane di inzio gennaio, quando alla riapertura delle scuole (tra il 4 e il 10 gennaio) era al 10,7%.
Il governatore Eugenio Giani si è speso e ha rischiato, credendo che diritto all’istruzione debba andare di pari passo con quello alla salute, ma non in subordine. Un aumento dei contagi era stato messo in conto, certo non si potevano prevedere le varianti e meno che mai che quella inglese si diffondesse con maggior velocità e colpisse di più anche i più giovani.
"Sì è così e lo notiamo anche noi pediatri, sono aumentati i bambini positivi e le richieste di tampone, anche se la stragrande maggioranza dei casi supera l’infezione senza sintomi, a differenza dell’epidemia del 2009: con l’influenza suina vedevamo polmoniti su polmoniti con febbre alta per molti giorni", dice il past president toscano della Società italiana di pediatria, Giovanni Vitali Rosati.
Per tenere sotto controllo il numero di contagi è partito il monitoraggio settimanale dell’Ufficio scolastico regionale della Toscana, il cui responsabile, Roberto Curtolo sostiene con forza che la "scuola è il luogo più sicuro dove i ragazzi possano stare ma il primo a essere sacrificato". Lo dice, dati alla mano. Al monitoraggio hanno preso parte 370 scuole su 487, dalla materna alle superiori. Ci sono 966 classi in quarantena. Tra i positivi: 476 insegnanti, 110 del personale Ata e 2.394 ragazzi. "In tutto ci sono circa 500mila studenti, quelli coinvolti sono circa 350mila, possimo dire che la percentuale di positivi è abbondantemente sotto l’1%", spiega Curtolo.
La scuola, insomma, "paga colpe non sue". Perché a scuola si rispettano le misure di sicurezza e si isolano subito i contatti positivi. E infatti i ragazzi in quarantena sono 23.216. Una situazione che emerge anche dall’analisi del direttore del dipartimento di Prevenzione dell’Asl Toscana centro, Renzo Berti: "C’è stata una crescita progressiva dei contagi nella fascia 0-18 anni che non pare tuttavia collegata alla frequenza scolastica – spiega – I casi a scuola vengono prontamente gestiti e isolati in collaborazione con i dirigenti scolastici. Più facile che l’infezione si trasmetta fra i ragazzi in varie situazioni fuori da scuola, occasioni in cui si allentano misure protettive e si accorciano le distanze".