Firenze, 20 febbraio 2024 – La trave crollata nel cantiere di via Mariti, a Firenze, a lavori ultimati avrebbe dovuto sopportare il peso di un centro commerciale a pieno regime: persone, merci, mezzi. Invece, è venuta giù mentre gli operai gettavano qualche metro cubo di cemento. Si concentrano sui primi fotogrammi, immortalati da numerose telecamere poste dentro e fuori dall’area interessata, e sulle testimonianze di operai e responsabili del cantiere che vengono acquisite in queste ore, le indagini sulla causa del cedimento alla base della strage durante i lavori per la costruzione della nuova Esselunga di Ponte di Mezzo.
La qualità del materiale. Il primo aspetto resta quello della qualità del prefabbricato e del dente che avrebbe dovuto sorreggerla. La trave, di circa quindici metri e del peso di cinquemila chili, è stata prodotta dalla Rdb Italprefabbricati, azienda rilevata dalla famiglia D’Eugenio dopo il fallimento della Rdb di Piacenza. La ’nuova’ Rdb Italprefabbricati ha mantenuto la sede nella città emiliana, e vanta stabilimenti anche ad Atri e Caserta. Hanno realizzato grandi polo dell’industria e della logistica, perfino lo stadio di Yaoundè in Camerun. E il ’pacchetto’ del prefabbricato comprende anche i piloni con i supporti su cui poggiano le travi. Erano sufficientemente ’armati’? Erano idonei alla struttura che avrebbero dovuto supportare? Nella sede di Atri dell’impresa, è in corso un’acquisizione di documenti e computer. Inoltre, la procura sta ’congelando’ la situazione del cantiere al momento del crollo, una fase molto delicata dell’inchiesta affidata ai pm Francesco Sottosanti e Alessandra Falcone perché avviene contemporaneamente alle ricerche dell’ultimo disperso, operazioni per cui sono vengono inevitabilmente rimossi pezzi interessati dal crollo.
Il fissaggio. Ma la trave, secondo quanto trapelato da personale della Rdb di Atri, avrebbe avuto bisogno di un ulteriore fissaggio, che non sarebbe avvenuto quando invece sono iniziate le operazioni di “gettata“. Gli inquirenti stanno accertando anche questo aspetto e il ruolo che questa ipotetica “dimenticanza“ avrebbe avuto nella dinamica del cedimento.
L’errore progettuale. Ma è possibile che lo stendimento del cemento della soletta, iniziato da pochi minuti nella mattinata di venerdì scorso - il crollo è avvenuto alle 8.52, dunque all’inizio della giornata lavorativa nel cantiere -, sia stati sufficiente a far venire giù la trave? Ecco quindi che gli inquirenti prendono in considerazione che, in assenza di un errore nella produzione dei prefabbricati, lo “scheletro“ della futura Esselunga sia stato edificato portandosi dietro un errore di progettazione. Un vero e proprio svarione emerso in tutta la sua drammaticità.
Gli irregolari. Chi lavorava nel cantiere di via Mariti? Il procuratore Filippo Spiezia puntualizza che dopo le prime verifiche, emergerebbe l’irregolarità sul territorio italiano di alcuni lavoratori. Una delle vittime nordafricane avrebbe un permesso di soggiorno rifiutato nel 2020. Sono in corso accertamenti sulla sua posizione (questo non significa automaticamente irregolarità sul territorio: potrebbe aver infatti aver impugnato il provvedimento di rigetto ed essere legittimamente impiegato al lavoro) e più in generale sulle mansioni e sull’inquadramento contrattuale non soltanto delle vittime, ma di tutte le persone che venerdì mattina erano nel cantiere di via Mariti. Una ventina, stando ai registri acquisiti dalla procura. Molti di più secondo quanto apparirebbe nelle telecamere cittadine: persone con un casco in testa che, al momento dell’incidente, avrebbero velocemente abbandonato l’area.
ste.bro.