PIETRO MECAROZZI
Cronaca

Crollo di Firenze, interrogati i tecnici. Cantiere e trave, l’inchiesta prosegue su due binari

I responsabili dei lavori sentiti come persone informate sui fatti. L’imam Izzedin Elzir: "Alcuni operai egiziani costretti a rinunciare a metà stipendio"

Firenze, 23 febbraio 2024 – Ricostruire nei dettagli le dinamiche interne al cantiere, ma anche le fasi di costruzione della trave crollata tramite i fogli di calcolo e progettazione, e attraverso le deposizioni di tecnici e ingegneri. Prosegue su due binari l’inchiesta delle procura di Firenze sulla tragedia nel cantiere di via Mariti, a Firenze, costata la vita a cinque operai. Gli agenti di polizia giudiziaria, fra cui anche la Asl con il Dipartimento di prevenzione degli infortuni sul lavoro, hanno sentito alcuni tecnici responsabili dei lavori nel cantiere come persone informate sui fatti. Tra questi, secondo quanto emerge, sarebbe stato ascoltato anche un progettista della ditta Rdb, costruttrice del pilastro in cemento armato ’incriminato’ e di altri elementi prefabbricati. Gli inquirenti, coordinanti dal procuratore capo Filippo Spiezia, hanno anche affidato l’incarico ai medici legali Martina Focardi, Beatrice Defraia e Rossella Grifoni per eseguire le autopsie sui corpi delle cinque vittime. Un primo esame è stato già eseguito – sul corpo di Luigi Coclite, 60enne originario dell’Abruzzo –, gli altri sono in programma nei prossimi giorni. Dentro il fascicolo d’inchiesta i reati restano sempre quelli di venerdì, omicidio plurimo colposo e crollo colposo, e al momento non risulta che siano state iscritte persone sul registro degli indagati, anche se, stando a quanto emerge, i primi avvisi di garanzia sono nell’aria.

Dopo aver posto i sigilli di sequestro ai cancelli del cantiere per consentire le verifiche su quel che è rimasto in piedi, i pm Francesco Sottosanti e Alessandra Falcone stanno anche preparando l’affidamento di consulenze su ciò che s’è spezzato ed è crollato. Saranno settimane di ingegneri e di misurazioni. Ai raggi x ci sono i progetti delle putrelle e dei pilastri. Ogni pezzo ha una sua storia. Ogni passaggio è registrato. Sistemi di legatura dell’anima in tondini di ferro. Colata di cemento. Compressione. Tempi e modi di asciugatura. La polizia postale ha quasi concluso l’acquisizione di file, chat, mail e documenti dalle sedi e dai server delle imprese coinvolte nel cantiere, e da inizio settimana prossima partiranno le fasi di analisi dei contenuti. Le attenzioni degli inquirenti sembrano sempre più concentrate sulla mensola su cui poggiava la trave da cui si è innescata la catena di crolli. Le indagini dovranno stabilire il motivo del collasso: un calcolo sbagliato nella ’ricetta’ di creazione del cemento armato? Un errore progettuale di distribuzione dei pesi, che durante la gettata di calcestruzzo ha fatto cedere il dente e innescato il crollo dell’intera struttura? Nessuna ipotesi è più accreditata dell’altra, e i pm fiorentini assegneranno a breve la consulenza tecnica che farà luce sull’esatta causa della tragedia di Firenze.

Parallelamente gli inquirenti cercano di districarsi nel complesso mondo dei contratti di lavoro nel cantiere. A gettare nuove ombre è stato l’imam di Firenze, Izzedin Elzir, che denuncia la confessione di tre operai egiziani assunti proprio nel cantiere del supermercato Esselunga. "Dovevano dare metà del loro stipendio a chi aveva trovato loro il lavoro – spiega Elzir –. Mi hanno chiesto se era lecito in senso religioso non dare più questi soldi. Ho detto loro che dovevano denunciare, perché è caporalato". I tre operai, fino a pochi giorni prima del crollo, facevano parte della squadra che lavorava nella zona dov’è avvenuta la tragedia, ma "avevano lasciato il posto al nuovo gruppo, arruolato perché i lavori erano in ritardo. Sono vivi per miracolo, ma sono sconvolti per la morte dei colleghi", conclude Elzir.