Firenze, 4 novembre 2023 – La locomotiva produttiva della Toscana è finita sott’acqua. Le fabbriche che corrono lungo la dorsale del pil annaspano nel fango. Monta la rabbia degli imprenditori e i conti sono immediatamente in rosso, con l’evidenziatore. Confindustria è arrabbiata: molto quella della Toscana Nord (Lucca, Pistoia e Prato), più diplomatica l’ammiraglia regionale (e così il presidente Bigazzi usa più fioretto che la spada). Ma di fatto si taglia a fette l’indignazione. "S’investe, s’innova, si cerca di essere competitivi e protagonisti della sostenibilità e della transizione ecologica e poi i risultati sono questi... Ma che si fa? Si lavora i’fango ora?" dice un imprenditore pratese della Val Bisenzio al telefono con un collega di Montemurlo.
"Danni ingentissimi" dice Confindustria Tn, "un disastro" inatteso. E’ vero, il governo ha dato subito un segnale di presenza e di efficacia: nessuno resterà indietro, il messaggio da Roma. E sul tavolo c’è immediato l’assegnone da cinque milioni. Acconto che arriva dopo il grido lanciato giovedì sera dal governatore Eugenio Giani, quando intorno alle 23 ha annunciato: "Decreto l’emergenza regionale, Roma ci ascolti". Il Consiglio dei ministri si è subito mosso: deliberato lo stato di emergenza, per dodici mesi, per le province di Firenze, Pisa, Pistoia, Livorno e Prato. Sul piatto un primo stanziamento "per garantire le misure e gli interventi più urgenti volti al soccorso e all’assistenza alla popolazione e al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, alle attività di gestione rifiuti e delle macerie".
Il primo bilancio degli imprenditori della Toscana nord è da mani nei capelli: "E’ un quadro disastroso quello che emerge dalle prime verifiche sui danni provocati alle imprese dalle alluvioni". Eventi atmosferici "che erano previsti ma non di questa entità e pericolosità, non consentendo quindi misure cautelative straordinarie; danni in molti casi anche estremamente gravi". E c’è grande preoccupazione per lo scenario dell’immediato futuro: "Preoccupano anche, in prospettiva, i gravi danneggiamenti agli impianti, che rischiano di rimanere inattivi dato che per alcuni di essi i ricambi erano già adesso di difficile reperimento: fermi di produzione sono probabili". Un altro forte elemento di criticità è dato dagli effetti delle relazioni di filiera "interne al territorio interessato dalle alluvioni". Insomma, grande caos e grande rabbia. L’elenco è lungo: Prato, Montemurlo, la Val di Bisenzio, Campi, in particolare l’area industriale di Capalle, e Calenzano, Quarrata, Agliana, Montale, Lamporecchio, Monsummano; problemi in Versilia e Lucchesia. I danni? Prime stime parlano di molte decine di milioni di euro. Si va verso i cento milioni.
La diplomazia del presidente confidustriale toscano Maurizio Bigazzi non affonda la polemica: "Nelle nostre territoriali sono già attive task force a supporto delle aziende che hanno riportato danni e seguiamo con apprensione le condizioni meteo. Questi fenomeni, anche se eccezionali, ripropongo con drammaticità la fragilità del nostro territorio regionale. È indispensabile che la prevenzione e la difesa del territorio diventino parte integrante delle politiche industriali della nostra regione". Stop, oltre non si va.
E la politica? Non può che regalare emozioni come solitamente il teatrino toscano sa fare. Mentre il fango lascia traccia indelebile, la polemica sull’allerta giallo-arancione-rosso la fa da padrone anche dentro compagni o presunti tali di partito. Il centrodestra fa il suo e critica come spesso fa la maggioranza regionale. Il Pd invece si avvita su se stesso e rischia di cadere nella melma. Il sindaco pratese Biffoni esprime perplessità sull’efficacia delle comunicazioni della Regione, il presidente Giani sottolinea che il colore dell’allerta lo decidono i tecnici, il sindaco fiorentino Nardella evidenzia che tutto sommato il sistema ha funzionato. Spicca in questo scenario la telefonata del Presidente Mattarella che ha comunicato al governatore Giani vicinanza e solidarietà ai toscani.
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