Firenze, 25 marzo 2020 - S9uccesso fra le scolaresche per l'iniziativa de lanazione.it di chiedere ai lettori i versi di Dante preferiti nel giorno dedicato al grande poeta. A Pisa il liceo scientifico U.Dini ha raccolto l'invito. Altrettanto hanno fatto il Liceo Classico "Fortunato" di Rionero in Vulture (PZ) e il Classico Oriani di Corato (Bari).
Dalla Sicilia i ragazzi del liceo scientifico Vittorini di Gela hanno inviato lavori multimediali che pubblichiamo in allegato.
Ecco le scelte degli studenti del Dini di Pisa:
"Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza"
Andrea Garzella
La bocca sollevò dal fiero pasto quel peccator, forbendola a’ capelli del capo ch’elli avea di retro guasto. (Inferno, Canto XXX, 1-3, Conte Ugolino)
Alberto Pampana
Ché dentro a li occhi suoi ardeva un riso tal, ch’io pensai co’ miei toccar lo fondo de la mia gloria e del mio paradiso.
(Paradiso, Canto XV, vv. 34-36) Smilla Ballantini
“ Lo pianto stesso lì pianger non lascia, e ’l duol che truova in su li occhi rintoppo, si volge in entro a far crescer l’ambascia Inferno, Canto XXXIII, 94-96
Chiara Gentini
Vien dietro a me, e lascia dir le genti: sta come torre ferma, che non crolla già mai la cima per soffiar di venti (Purgatorio V, 1-3)
Carlo Gelli
"la bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante
Inferno, Canto V versi 136-138 Tacylla Santo Silva
“Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona...”
Inferno, Canto V Elena Amato
"Questi non hanno speranza di morte e la lor cieca vita è tanto bassa, che ’nvidiosi son d’ogne altra sorte." (Inferno, Canto III, 46-48, Ignavi)
Pietro Pratali
"E quella a me: «Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria; e ciò sa ’l tuo dottore. " Inferno canto V (vv. 121-123)
Ginevra Gherardi
“Queta'mi allor per non farli più tristi; lo dì e l'altro stemmo tutti muti; ahi dura terra, perché non t'apristi?”
(Inferno canto XXXIII (vv 64-66) Conte Ugolino
Eleonora Mastantuono
Allor mi dolsi, e ora mi ridoglio quando drizzo la mente a ciò ch’io vidi, e più lo ’ngegno affreno ch’i’ non soglio,
Inferno, Canto XXVI, 19-21
Rachele Franceschini
L'animo mio, per disdegnoso gusto, credendo col morir fuggir disdegno, ingiusto fece me contra me giusto Inferno, canto XIII ~ versi 70-72 Caterina Sorrenti
“I’ mi volsi a man destra, e puosi mente a l’altro polo, e vidi quattro stelle non viste mai fuor ch’a la prima gente.” (Purgatorio, canto I, vv. 22-24) Alberto Guidi
E ‘l duca a lui: “Caron, non ti crucciare: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”. Elia Marabotto
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. “ Inferno, Canto V ~ versi 100-102
Maria Chiara Borsacchi
Dal liceo Liceo Classico "Fortunato" di Rionero in Vulture (PZ) riceviamo: Dal XXXIV canto dell' Inferno, versi emblematici per alcune parole chiave e, a mio avviso, attuali perché segnano il percorso ascensionale dalle tenebre alla luce: [...]
E s’io divenni allora travagliato, la gente grossa il pensi, che non vede qual è quel punto ch’io avea passato. «Lèvati sù», disse ’l maestro, «in piede: la via è lunga e ’l cammino è malvagio, e già il sole a mezza terza riede». [...] Lo duca e io per quel cammino ascoso, intrammo a ritornar nel chiaro mondo; e sanza cura aver d’alcun riposo, salimmo sù, el primo e io secondo, tanto ch’i’ vidi de le cose belle che porta ’l ciel, per un pertugio tondo. E quindi uscimmo a riveder le stelle.
Stefania Masiello e classe IV A
abbiamo scelto i versi conclusivi della cantica dell'Inferno (Inferno, vv. 136-139)
"Tanto ch'i' vidi de le cose belle
che porta 'l ciel, per un pertugio tondo.
E quindi uscimmo a riveder le stelle."
Abbiamo scelto questi versi, perché attraverso il loro valore simbolico, cono portatori di un messaggio di speranza per tutti noi oggi che viviamo questa situazione drammatica. Sono, infatti, la consacrazione del ritorno alla luce, dopo l'esperienza delle tenebre. Alunni della III A del Liceo Classico e delle Scienze Umane "A. Oriani" - Corato
Dal Bresciano un'altra studentessa ci invia la terzina preferita:
"A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ’l velle, sì come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il sole e l’altre stelle".
ANNA BONAFINI
classe II secondaria di primo grado
Piancogno - BS
I video degli studenti di Gela: