LAURA VALDESI
Cronaca

David Rossi e quella mail con la data sospetta. La commissione si riunisce d’urgenza

La presidenza al lavoro mercoledì. Le rivelazioni della Polizia postale decisive. Sentiti tre nomi nuovi per i messaggi di posta elettronica

David Rossi

Siena, 17 gennaio 2022 -  Nessuna audizione è stata messa in calendario questa settimana dalla commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di David Rossi, una volta saltata quella molto attesa di Giuseppe Mussari, ex presidente di Monte dei Paschi e Abi. Di conseguenza con la nomina di due magistrati ora in pensione come consulenti, Carlo Nordio, già procuratore aggiunto di Venezia, e Roberto Alfonso, che è stato procuratore generale presso la Corte di appello di Milano, sembrava che l’attività della commissione si sarebbe temporaneamente fermata perché i fari ora si accendono sui delicati giochi per l’elezione del Presidente della Repubblica. Invece è stato necessario riunire d’urgenza almeno l’ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, mercoledì 19 gennaio alle 13.30.

Tutta colpa del clamore suscitato dalla relazione della Polizia postale di Genova, datata 2020 ma riemersa in questi giorni, dove si sollevano dubbi sull’effettiva data di creazione della mail in cui David Rossi annunciava le sue intenzioni suicidiarie. La moglie Antonella Tognazzi aveva chiesto a "Porta a Porta" "un urgente accertamento tecnico sulla bontà" dei messaggi che sarebbero stato indirizzati all’allora ad di Banca Mps Fabrizio Viola. La data di creazione sarebbe il 7 marzo e non il 4. Rossi volò dalla finestra della Rocca il 6. Per questo motivo, visto che si tratta di una delle prove chiave che hanno pesato sull’archiviazione dell’inchiesta, il presidente della commissione Pierantonio Zanettin ha annunciato che affiderà un quesito specifico al riguardo ai carabinieri del Racis nell’ambito della maxi-perizia già in corso. "La questione merita di essere accuratamente approfondita in sede peritale", le sue parole.

Resta il fatto, però, che addirittura il primo dicembre 2017, in un procedimento a Siena per violazione della privacy legato alla morte di Rossi che vedeva imputata la moglie Antonella, poi, assolta, in due avevano detto di aver visto una mail con la richiesta di aiuto. Lorenza Pieraccini, che fino al settembre 2013 aveva lavorato nella segreteria dell’ad Viola, e Valentino Fanti, all’epoca suo diretto superiore. La prima in aula rivelò di aver stampato il messaggio recandosi a farlo vedere al suo capo. Che al riguardo nella deposizione tra l’altro spiegò: "Non andavo a curiosare nella posta di Viola, nonostante ne avessi la facoltà. In quella situazione feci una forzatura perché mi sembrava opportuno e fui, come dire, rassicurato dalle successive mail che si erano scambiati".  

«Visto il dibattito degli ultimi giorni sulla vicenda – osserva Andrea Rossi (Pd), componente della commissione parlamentare d’inchiesta – abbiamo chiesto al presidente Zanettin di accelerare con l’audizione di Lorenza Pieraccini e di Valentino Fanti, che era già stata chiesta anche da altri gruppi, dai 5 Stelle. Ascoltando però anche la polizia postale che ha esaminato il materiale informatico del manager deceduto. Possono essere utili per fare ulteriore chiarezza". Oltre dunque all’ispettore capo Claudio Di Tursi, che ha firmato la relazione, altri due colleghi che hanno partecipato all’analisi.