Elettra Gullè
Cronaca

Febbre Dengue. Il virologo: “Ecco i sintomi che la distinguono dall’influenza”

Abbiamo parlato col professor Mauro Pistello, direttore dell'Unità Operativa di Virologia dell'azienda ospedaliera universitaria di Pisa. “Da noi, il rischio di contrattare una forma grave è molto remoto”

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Dengue in Toscana, parla il professor Mauro Pistello

Firenze, 12 ottobre 2024 - Il primo caso autoctono di febbre Dengue in Toscana, rilevato in una famiglia di Sesto Fiorentino, ha alzato il livello di allarme tra la popolazione. Ma c’è davvero da preoccuparsi? Ne parliamo col professor Mauro Pistello, direttore dell'Unità Operativa di Virologia dell'azienda ospedaliera universitaria di Pisa.

Dottor Pistello, intanto come si distinguono i sintomi dell'influenza da quelli della febbre Dengue?

"All'inizio, molte infezioni virali, tra cui l'influenza e la febbre Dengue, possono sembrare simili. Entrambe presentano infatti febbre alta, spossatezza e mal di testa. Tuttavia, la Dengue può causare un mal di testa più intenso e persistente, accompagnato da dolori diffusi alle articolazioni e ai muscoli, descritti come "dolori spaccaossa”, tanto sono forti. È importante notare che nei primi due giorni questi sintomi possono essere facilmente confusi. Ma dopo questo primo periodo, le due malattie tendono a prendere strade diverse”.

In che modo le sintomatologie cominciano a differenziarsi?

"L'influenza, causata dal virus influenzale, tende a sviluppare sintomi tipici delle infezioni respiratorie: mal di gola, tosse secca, congestione nasale e, talvolta, anche dolore toracico. Questi sintomi, insieme alla febbre, si risolvono generalmente in 4-5 giorni, anche se la tosse può persistere più a lungo. Nella febbre Dengue, invece, dopo i primi sintomi generici, ne compaiono altri più caratteristici, come nausea, vomito e, soprattutto, dolore dietro gli occhi. Questo dolore retro-orbitale è molto comune nella Dengue e poco frequente nell'influenza. In alcuni pazienti, la Dengue può causare anche eruzioni cutanee e forme lievi di epatite. Nei casi più gravi, dicevamo, la Dengue può evolvere in quella che viene chiamata "febbre spaccaossa", caratterizzata da dolori articolari e muscolari estremi, che possono rendere difficili anche i movimenti più semplici”.

Ci sono delle categorie di persone più a rischio di sviluppare forme gravi di Dengue?

"Sì, ci sono alcune categorie che rischiano forme più severe. Se nei bambini i sintomi sono molto lievi, tanto da assomigliare molto ad una influenza, negli anziani o nei pazienti con diabete o con problemi immunologici la malattia può evolvere in una forma più seria. La mortalità causata dalla Dengue in genere è bassa, intorno all’uno per mille. Da noi, il rischio di contrattare una forma grave è molto remoto. In particolare nella nostra regione possiamo stare piuttosto tranquilli”.

Ci può comunque parlare della forma più pericolosa?

"Si tratta della febbre Dengue emorragica, che si manifesta soprattutto nei pazienti che hanno già contratto il virus una volta. Se una persona contrae una seconda infezione da un virus Dengue di diverso sierotipo, il sistema immunitario paradossalmente facilita l'infezione delle cellule, incluse quelle dei capillari sanguigni. Questo può portare a sanguinamenti interni, emorragie nasali o gengivali e in alcuni casi può essere letale, se non trattato tempestivamente”.

Come possiamo prevenire queste infezioni?

"Per quanto riguarda la Dengue, il principale elemento di cui tener conto è il criterio epidemiologico. Se ci si trova in una zona dove sono stati segnalati casi o se si è recentemente tornati da un'area a rischio (come zone tropicali o subtropicali), è importante tenere in considerazione la malattia come possibile diagnosi, soprattutto in presenza di sintomi sospetti.

La prevenzione personale passa attraverso l'utilizzo di repellenti forti per proteggere le aree di pelle esposte. Inoltre, bisogna come sempre evitare ristagni d'acqua che sono l'habitat naturale di queste zanzare. In casi come quelli che si sono verificati a Fano, dove ci sono stati focolai locali di Dengue, le autorità sanitarie intervengono per eliminare le zanzare nelle aree circostanti e cercare di interrompere la catena di trasmissione. Tuttavia, non è sempre possibile garantire che la trasmissione venga completamente interrotta, poiché le zanzare che succhiano il sangue di una persona infetta possono trasmettere il virus dopo un periodo di incubazione di circa 8-10 giorni. Per questo motivo, anche dopo un intervento di disinfestazione, possono verificarsi ondate successive di infezione”.

Esistono vaccini per prevenire la Dengue?

"Sì, ci sono due vaccini contro la Dengue, uno dei quali è stato recentemente approvato anche in Europa. Questo vaccino è stato sviluppato partendo dal virus Dengue di tipo 2, ma protegge anche contro gli altri sierotipi. In Italia, il vaccino è disponibile, ma attualmente viene consigliato solo a chi si reca in aree endemiche per la Dengue, come alcune regioni dell'Asia, dell'Africa o dell'America Latina. Tuttavia, il vaccino ha una produzione ancora limitata, ma si prevede che l'accessibilità aumenti nei prossimi anni, soprattutto se l'infezione continuerà a diffondersi”.

C'è il rischio che la Dengue diventi endemica anche in Italia?

"Al momento, stiamo osservando un aumento dei casi di Dengue a livello globale; anche in Italia c'è stato un incremento negli ultimi 4-5 anni. Non escludo che, nel giro di qualche anno, la Dengue possa diventare endemica anche nel nostro Paese. In quel caso, potremmo considerare l'introduzione del vaccino come misura preventiva per la popolazione, ma per ora mi auguro che non si arrivi a questo punto”.