Firenze, 3 settembre 2024 - “Genitori, parlate coi vostri figli di quel che è accaduto a Paderno. Chiedete cosa, a loro avviso, può esser scattato nella mente di quel 17enne”. La presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana, Maria Antonietta Gulino, invita le famiglie ad affrontare, tutti insieme, anche i casi più atroci di cronaca nera. “E invece uno dei più grossi problemi del nostro tempo è che manca il tempo per sedersi e ascoltarsi - osserva Gulino -. Oggi, siamo portati a non vedere. La nostra società edonistica tende a mettere da parte gli aspetti negativi. E invece bisogna osservare e concentrarsi anche sulle ombre. Dobbiamo ascoltare i nostri giovani. È vero, è complicato, anche perchè il più delle volte hanno pareri divergenti. Ma il dialogo è alla base di tutto”. E ancora: “Oggi la comunicazione è molto cambiata - prosegue la psicologa -. È di corsa, spesso ‘materiale’. Piuttosto che guardare, osservare, chiedere come va, ci si limita a promettere il cellulare nuovo oppure il motorino”.
Come rapportarsi nei confronti di un adolescente che si chiude a riccio di fronte alle domande dei genitori?
“Con gli adolescenti non bisogna essere insistenti. Vanno osservati, a volte, anche a distanza. Bisogna guardare attentamente come si comportano a casa. Ed informarsi sul loro atteggiamento a scuola. Ascolto, osservazione e percezione devono essere i cardini del rapporto coi figli adolescenti, che spesso sembrano zaini che camminano. Sono invece mondi in evoluzione, con preoccupazioni soprattutto legate ai temi ambientali e all’incertezza del futuro, che si riflette in un presente complicato”.
Quanto ha inciso la tecnologia nell’alimentare il disagio giovanile?
“Molto, sicuramente. Genitori e insegnanti si sono dovuti avvicinare ad un linguaggio diverso. E l’adulto è meno pronto a comprendere dinamiche e comportamenti che derivano dal mondo del digitale. Ma non demonizziamo le tecnologia. Il problema è reale quando lo smartphone diventa l’unico modo di vivere per i nostri ragazzi. Guai a chiudersi in quel mondo che non è sociale, ma social. In quella mancanza di ‘e’ c’è tutto un mondo”.
Come stanno i ragazzi toscani?
“Vivono quel grande disagio che investe i giovani tra gli 11 e i 20 anni. Come psicologici vediamo molti problemi relazionali. E difficoltà enormi nel gestire le frustrazioni. Invece, un voto negativo a scuola, per fare un esempio, non deve essere una tragedia, ma solo un normale inciampo che rientra nel percorso di crescita. Una sana evoluzione integra sia il bene che il male. Invece, la nostra società si ostina ad inseguire solo il bene. Ma questa è la finzione social, non la normale esistenza quotidiana”.