REDAZIONE CRONACA

Risolto il "mistero" dei dischetti di plastica che hanno invaso le spiagge del Tirreno

La Guardia costiera ha scoperto da dove provengono. Ecco com'è andata

L'enorme quantità di filtri

Grosseto, 22 marzo 2018 - Il mistero dei dischetti di plastica spiaggiati raggiunge anche le coste della bassa Maremma, dal Chiarone alla Feniglia, passando per Burano, è stato risolto dalla Guardia costiera. Le varie capitanerie di porto impegnate a capire qualcosa di questo strano fenomeno, che ha riguardato in queste settimane più tratti costieri del Mar Tirreno Centrale, con picchi a Ischia, sul litorale campano e su quello laziale tra Fiumicino ed Anzio, hanno capito cosa è successo.

Sono state setacciate le aree fluviali sospette in Campania (Sele, Mingardo, Lambro, Irno, Tusciano, Volturno, Sarno, Carigliano) ricadenti nel territorio di giurisdizione delle Capitanerie di porto di Napoli, Salerno e Gaeta, fin quando è stata accertata, nelle vicinanze di un impianto di depurazione in prossimità della foce del fiume Sele e sugli argini dello stesso fiume, una ingente concentrazione di filtri.

GLI «INVASORI» Uno dei dischetti di plastica che sono stati ritrovati anche sulla spiaggia di Feniglia da Fabio Lubrano (nel riquadro)
GLI «INVASORI» Uno dei dischetti di plastica che sono stati ritrovati anche sulla spiaggia di Feniglia da Fabio Lubrano (nel riquadro)

A quel punto è stato controllato il depuratore sospetto ed è stata accertata la fuoriuscita dei filtri a causa di un cedimento strutturale di una vasca dell’impianto. I filtri si sono riversati nel fiume Sele per poi confluire nel Mar Tirreno, dove per effetto delle correnti si sono distribuiti lungo le coste della Campania e del Lazio, fino a raggiungere il litorale meridionale della Toscana.

Il coordinamento delle indagini passsa dunque alla Procura di Salerno, che le ha delegate alla locale Capitaneria di porto.

Determinante è stata l’attività del personale del Nucleo Speciale d’Intervento della Guardia Costiera, coordinato dal Reparto Ambientale Marino al quale il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, ha conferito il mandato al fine di fare luce sulla vicenda.

Si tratta dunque di filtri a biomassa adesa utilizzati per la depurazione delle acque reflue.