Pisa, 10 marzo 2024 – Marta sogna di stare dietro la macchina da presa. La 23enne residente a Pontedera si è appena laureata in Disco (Discipline dello spettacolo e della comunicazione) a Pisa con una tesi su un film indiano dedicato alla dislessia che, quando aveva 10 anni, è stata diagnosticata anche a lei. Tardi rispetto a quanto accade in genere: era risultata nei limiti della norma ai test di screening precoci. Ma lei è andata avanti, anche grazie allo sportello dedicato che l’Ateneo pisano ha attivato oltre un decennio fa. Marta Vespi spiega a tutti che si può.
E ora?
"Mi piacerebbe continuare a studiare attraverso la magistrale o un master a Firenze o Roma. Devo valutare che cosa mi aiuterà di più nel mio lavoro".
Quale?
"La macchinista cinematografica".
E’ per questo che ha svolto la sua tesi su un film?
"Volevo trovare qualcosa che mi rappresentasse e rappresentasse il mio percorso".
E com’è andata?
"Ero molto in ansia, anche perché non ero stata bene nei giorni precedenti. Ma il mio professore mi ha rivolto domande mirate. Mi ha aiutata anche per la stesura della tesi, mi conosce da molto tempo".
Il suo percorso universitario è cominciato in mezzo al Covid.
"Il primo vero anno di università è stato il terzo: prima non conoscevo nessuno. Poi ho trovato e apprezzato tante colleghe".
E ha deciso di approfondire proprio l’ambito della comunicazione.
"Il mio professore Maurizio Ambrosini sostiene che “Stelle sulla terra“, una pellicola che racconta una storia inventata, di produzione indiana, comunichi meglio l’argomento rispetto ai tanti docufilm che sono settoriali e per addetti ai lavori".
Quando ha capito di essere dislessica?
"In quinta elementare: di solito la diagnosi arriva tra la prima e la seconda, lo si capisce per il ritardo nella lettura che si supera grazie al lavoro di logopedista e psichiatra. E con lo studio assistito e i corsi di potenziamento ho finito in tempo gli anni della scuola dell’obbligo".
E anche grazie alla sua forza di volontà.
"Due volte a settimana avevo due ore di incontro all’Asl di Fornacette sui test necessari per studiare".
A 10 anni non deve essere stato facile.
"All’inizio lo rifiutavo. Poi ho capito che che mi aiutava. E allora ho cambiato prospettiva".
E il giudizio degli altri?
"La preadolescenza è già complicata di per sé, figuriamoci con la dislessia che ha influito su tutto. Ma alle superiori avere bravi professori mi ha agevolata".
Anche la famiglia.
"I genitori sono la colonna portante, ma la scuola è fondamentale: in classe mia eravamo tre dislessici, ci siamo sempre sostenuti a vicenda. All’inizio mamma e babbo erano titubanti temevano una mia delusione, ma sono riuscita a laurearmi nei tre anni precisi".
Che cosa non viene accettato?
"Per alcuni le mappe concettuali che utilizziamo come sostegno sono un semplice copiare oppure ci viene contestato di avere privilegi che altri non hanno. Purtroppo lo pensano anche alcuni docenti".
C’è ancora molta ignoranza.
"Ci si limita a dire ’quel bimbo non sa leggere’. Noi abbiamo un rallentamento nella codifica della parola: è un disturbo del neuro sviluppo con diverse connessioni delle sinapsi. Il dislessico lo sa gli altri no".
Il suo messaggio a persone con il suo stesso disturbo?
"Non mollate, è difficile, ho dato un esame tre volte, ma alla fine può succedere a tutti, quando però si arriva in fondo e si riesce si hanno tante soddisfazioni. A volte basta solo ascoltare chi si ha davanti".