Firenze, 2 giugno 2024 - C'è un'immagine che da oltre settant'anni accompagna la festa del 2 giugno e, in generale, ogni volta che si ricorda il referendum che sancì il passaggio dalla monarchia alla repubblica. È il volto sorridente di una bella ragazza che sbuca, letteralmente, dalla prima pagina del Corriere della Sera con il titolo a nove colonne sull'esito del referendum del 1946 che aveva abolito la monarchia, scegliendo di dare al nostro Stato la forma della Repubblica costituzionale. Una foto solo in apparenza spontanea, in realtà costruita con accortezza e selezionata tra numerosi provini, opera di Federico Patellani, che nel 1939 aveva abbandonato la professione di avvocato per dedicarsi a tempo pieno al fotogiornalismo e aveva trovato nel 'Tempo', testata fondata da Alberto Mondadori, la ribalta ideale per il tipo di lavoro in cui credeva, quello, per intenderci, mutuato dalla rivista americana 'Life' e che puntava tutto sulla forza dell'immagine.
Ma se molto sappiamo dell'autore dello scatto, nulla per anni si è saputo della ragazza che, suo malgrado, è diventata simbolo dell'Italia postbellica e che è stata portata in corteo praticamente ogni 25 aprile. Chi si è incaricato di scoprire di chi fosse quel volto è Mario Tedeschini Lalli, decano del giornalismo e pioniere dell'informazione del web, che con Giorgio Lonardi ha deciso di usare uno degli strumenti della rete, il crowdsourcing, per una inchiesta sui generis. L'idea ha funzionato e dopo 70 anni la ragazza della foto ha ritrovato il suo nome. Sull'identità della giovane donna si erano fatte molte ipotesi. Che fosse una familiare di Patellani, ad esempio, perché nei provini compaiono anche alcuni scatti privati. Ipotesi però esclusa categoricamente dal figlio del fotografo, scomparso nel 1977 senza rivelare il nome della modella. Deve passare un anno dall'appello lanciato da Tedeschini Lalli e Lonardi perché una fonte anonima si faccia viva e sveli il mistero. "Finalmente trovo il tempo affinché sia dato giusto onore alla figura sorridente che con il suo volto giovane sbuca dalla pagina del corriere della sera dal lontano 1946" dichiara la fonte, nella ricostruzione pubblicata nella seconda parte della inchiesta.
Ed ecco che finalmente salta fuori il nome: Anna Iberti, futura moglie di Franco Nasi, uno dei primi giornalisti del Giorno. Ed è a questo punto che Tedeschini Lalli e Lonardi si mettono al lavoro alla vecchia maniera: scavare un po’ per arrivare alla famiglia e trovare conferma. Libri, vecchie annate di giornali, annunci di nozze e necrologi in cerca di nomi e di fonti, fino alla notizia che la ragazza è proprio lei Anna e che è mancata nel 1997. Nel giugno 1946 Anna Iberti aveva 24 anni e non era ancora sposata. Dopo le magistrali aveva insegnato brevemente e in quel momento lavorava come impiegata nell’amministrazione del quotidiano socialista Avanti!. Il padre Alberto, caporeparto in una delle fabbriche automobilistiche milanesi era un vecchio socialista. Franco Nasi aveva la stessa età di Anna e anche lui probabilmente lavorava al quotidiano socialista al momento del referendum. Ma quando la corrente socialdemocratica si staccò dalla maggioranza PSI la redazione dell’Avanti! si divise dando vita alla Umanità, dove Anna Iberti passò a lavorare con Nasi che ne divenne il capocronista. Si sarebbero sposati nel giugno 1949, accompagnati da trafiletti augurali di tutta la stampa milanese, senza distinzioni politiche. Testimoni di nozze alcuni dei più noti giornalisti del dopoguerra, come Paolo Murialdi e Mino Monicelli, anche loro all’epoca all’Umanità. Negli anni successivi Franco Nasi avrebbe lavorato, fra le altre testate, per il Corriere della Sera, poi a lungo e in due riprese per il Giorno, come inviato della Stampa e vicedirettore della Domenica del Corriere. Anna, invece, avrebbe lasciato presto il lavoro, per vivere una vita di madre di famiglia e di forte impegno sociale ad esempio come volontaria per i progetti del CAM, il Centro ausiliario per i problemi minorili. La foto, scoprono Tedeschini Lalli e Lonardi, era stata scattata sul tetto del“Palazzo dei giornali” di piazza Cavour a Milano, dove aveva la redazione l'Avanti! Quale sia stato l'intreccio di conoscenze e casualità che portò Patellani a scegliere proprio Anna Iberti è destinato a restare l'unico mistero della prima storia fotografica repubblicana.
Nasce oggi
Marchese de Sade nato il 2 giugno del 1740 a Parigi. Nei suoi romanzi, racconti e saggi esemplificò e teorizzò la sessualità trasgressiva, che da lui prese il nome di sadismo. Passò oltre 30 anni in prigione e morì in manicomio. Ha scritto: “Non è il mio modo di pensare che ha fatto la mia rovina, ma il modo di pensare degli altri.”