Firenze, 22 novembre 2016 - È arrivata in ospedale alle prime luci del sole in uno stato già gravissimo. Dopo due ore è morta, fulminata dalla meningite contro la quale non era vaccinata. Aveva solo 45 anni, viveva a Firenze da molti anni, anche se era di origine russa. A niente è servito l’intervento immediato del personale medico del Santa Maria Nuova. La diagnosi venuta dai laboratori di immunologia dell’Aou Meyer di Firenze ha solo potuto confermare i sospetti: la donna è stata stroncata da una sepsi da meningococco di tipo C. Quello che in questo 2016 ha già ucciso cinque persone, a cui ora si aggiunge una nuova vittima. Quello di sottotipo St11, una forma particolarmente aggressiva di cui non si individua l’origine e che non si riesce a fermare, che ha colpito dall’inizio dell’anno ben 26 persone. Quello stesso ceppo che dal primo gennaio 2015 a oggi ha provocato 57 casi di meningite, di cui 12 letali. Aggiunti agli altri ceppi, si arriva in meno di due anni a 73 casi toscani, con 13 morti. Tutti in Toscana che da sola registra un terzo dei casi italiani in un anno di meningite. In queste ore si piange anche un’altra vittima di questa patologia, Lilia Caputo, 64 anni, insegnante in Versilia, originaria di Bologna. È spirata nell’ospedale di Livorno, dove era ricoverata in gravi condizioni. Da dieci giorni lottava contro una grave forma di meningite batterica da pneumococco, che secondo le autorità sanitarie non necessita invece di profilassi antibiotica per coloro che hanno vissuto a stretto contatto con la paziente. L’azienda sanitaria Toscana Centro ha invece contattato tutte le 20 persone a rischio contagio da parte della 45enne deceduta al Santa Maria Nuova per sottoporle alla dose antibiotica capace di debellare il batterio. In altri casi di meningite registrati quest’anno nella regione, erano stati lanciati appelli tramite i media per rintracciare centinaia di persone che avevano frequentato locali o preso mezzi pubblici con persone colpite dal batterio. Dopo i primi mesi del 2016 con notizie continue di nuovi malati e nuovi morti, con l’estate l’allarme era diminuito. Ora la meningite torna a far paura. Ma nonostante ciò non si riesce a ottenere quell’«immunità di gregge» che la Regione cerca di raggiungere con una campagna vaccinale di massa gratuita per tutti i toscani fino ai 45 anni. Nelle zone più colpite dal meningococco C, ossia la valle dell’Arno tra Firenze, Empoli, Pistoia e Prato, l’immunizzazione è gratis per tutti, anche per gli studenti fuori sede. E tra fine aprile 2015 e il 31 ottobre scorso, sono state somministrate 717.457 vaccinazioni. Poche ancora, dicono gli esperti, per poter debellare davvero il temibile ceppo C.
«Finchè tutta la popolazione nelle aree più colpite della Toscana non si sarà vaccinata, ci saranno comunque dei rischi» sottolinea il presidente dell’Istituto superiore di sanità Walter Ricciardi confermando «la necessità della strategia già adottata dalla Toscana, con Iss e ministero della Salute, di vaccinare estensivamente tutti i residenti nelle zone più a rischio per i focolai già registrati». Insomma, fino a quando un numero consistente di toscani (soprattutto nell’area maggiormente colpita) non si sarà vaccinato non si formerà quella sorta di barriera invisibile che potrà arginare il passaggio della malattia. La donna fiorentina non era vaccinata. Ma tra i tanti casi toscani di questi due anni, alcuni erano già stati sottoposti all’immunizzazione. Il vaccino, spiegano gli esperti, ha però permesso di salvare loro la vita, riducendo l’impatto della malattia: ogni persona infatti ha una reazione personale che dura più o meno nel tempo. E che può essere fondamentale per farcela.