Arezzo, 1 aprile 2023 – Insieme alle due mamme di Anghiari, a lottare per veder riconosciuto dalla legge il proprio ruolo di genitore, ci sono anche altre famiglie arcobaleno aretine. Come quella di Areta e Valentina, mamme di due bambini di 3 e 9 anni, di cui la seconda non è la madre biologica. Nasce da qui la loro battaglia legale alla ricerca di una legge che possa tutelare i loro figli. La storia è quella che racconta Arezzonotizie, Valentina e Areta si sono innamorate 15 anni fa, poi l’unione civile nel 2016 e la nascita di due bambini, che oggi hanno 3 e 9 anni. Una famiglia arcobaleno che vive ad Arezzo come altre del genere, ma che ha scelto di metterci la faccia e rendere noti gli anni di difficoltà affrontati e le peripezie burocratiche in cui ancora stanno navigando per vedersi pienamente riconosciuti come famiglia.
“Io sono la madre non biologica – spiega Valentina - Areta mia moglie ha portato in grembo i nostri figli. Nel 2019 nella fase in cui alcuni sindaci aprivano al riconoscimento di entrambi i genitori, anche noi avevamo fatto richiesta di riconoscimento al comune di Arezzo che però ha rigettato l'istanza. Così abbiamo impugnato la decisione e abbiamo portato la vicenda in tribunale ad Arezzo. Purtroppo abbiamo perso la causa. Ma non ci siamo arrese. Adesso abbiamo iniziato il percorso per l'adozione". Unica soluzione possibile quella che la legge chiama stepchild adoption, e cioè passare per l’adozione dei propri figli. “Si tratta di un articolo speciale che non è nato per le coppie arcobaleno ma per una serie di legami particolari o per quei bambini che dall'affido passano all'adozione – dice Valentina – era l'unica strada possibile anche se è impegnativa sia economicamente (ci affianca un legale che si occupa in Italia di casi simili) sia psicologicamente perché implica il fatto che io mamma a tutti a tutti gli effetti che ho desiderato tantissimo i mie figli e che sto facendo la mamma, devo comunque essere giudicata. Ci stiamo relazionando con gli assistenti sociali che sono venuti a casa, siamo stati convocarti dal tribunale dei minori di Firenze, abbiamo dovuto raccontare la nostra storia tante volte anche cose che sarebbero scontate come il rapporto con i nostri figli”. Valentina e Areta sono in attesa della sentenza ma intanto si battono per dar voce a una mancanza normativa. “Chiediamo di colmare il vuoto che c’è nella legge – continua la mamma non biologica - il punto è tutelare questi bambini che devono avare pari diritti e pari dignità, chiediamo di avere come genitori sia diritti che doveri. Per lo stato non esisto non posso prendere permessi se si ammalano i bambini, se mia moglie si ammalasse o addirittura mancasse non avrei diritti. Di contro se sparissi e decidessi di abbandonare i miei figli nessuno potrebbe venirmi a cercare. Vorremmo tutelare i bambini anche da questo punto di visto. I bambini non conoscono il nostro iter legale e le difficoltà burocratiche ma in particolare il più grande, è orgoglioso della nostra famiglia e non ha mai avuto problemi di discriminazione né a scuola né con le altre famiglie. Siamo solo una delle tante famiglie non tradizionali, l’unica discriminazione viene dalla politica. Per questo abbiamo scelto di metterci la faccia parlando dell’argomento, è il momento di fare qualcosa”.