CATERINA CECCUTI
Cronaca

Elezioni americane: cronache di un Paese diviso

Il professor Roberto D’Alimonte analizza le elezioni presidenziali statunitensi nel corso di un incontro organizzato dal Rotary Club Firenze Sesto Michelangelo, definendole “un’altra lotteria”

Luca Barrette e Roberto D'Alimonte

Luca Barrette e Roberto D'Alimonte

Firenze, 19 settembre 2024 – “Elezioni Presidenziali in America: un’altra lotteria”. Questo il titolo della relazione che il Professor Roberto D’Alimonte ha tenuto davanti ai soci del Rotary Club Firenze Sesto Michelangelo, presieduto da Luca Barretta. Il noto politologo ed esperto in sistemi elettorali, docente di Scienze politiche all’Università LUISS di Roma, ha analizzato i punti focali della campagna elettorale presidenziale in corso negli Stati Uniti, a partire dal “fenomeno Trump” che, nonostante l’impostazione poco convenzionale, è già riuscito in passato a catalizzare su di sé l’attenzione di 70 milioni di elettori che probabilmente lo voteranno di nuovo “Sono molti gli americani che non hanno più fiducia nella classe politica – ha spiegato il D’Alimonte - e che quindi scelgono Trump perché vedono in lui un soggetto diverso dalla vecchia guardia. Non è un politico convenzionale, ed è proprio questo il suo punto di forza. In un recente sondaggio il 65% degli americani sostiene che ai tempi di Trump l’economia andava meglio, mentre con Biden il costo della vita, degli affitti e dei generi di prima necessità è aumentato esponenzialmente. Un esempio su tutti sono le uova e la pancetta, di uso comune nelle famiglie americane”.

Non è un caso dunque la scelta del titolo della conferenza, in cui le elezioni americane vengono definite “un’altra lotteria”: “La partita si gioca tutta in alcuni Stati in bilico che possono determinare la vittoria di uno o dell’altro candidato – è stato il commento del Professore -, come Michigan, Pennsylvania, Nord Carolina e Georgia. La Florida (un tempo democratica) è diventata repubblicana per via del trasferimento di molte persone anziane, che lì hanno trovato un regime fiscale più vantaggioso. Altri stati come la California, con i suoi 55 milioni di abitanti, o il Texas non saranno determinanti, tant’è che né Harris né Trump vi stanno impegnando la rispettiva campagna elettorale. Particolare attenzione invece la dedicano alla Pennsylvania - stato chiave per la vittoria-, dove per ora Harris sembra essere in vantaggio, ma di appena l’1%.”

Interessante anche l’analisi dei punti di debolezza e di forza dei candidati, da cui emerge come il passato progressista di Trump giochi a suo sfavore, oltre alla questione dell’aborto. A pro invece l’impegno al rinnovamento, in un’epoca di digitalizzazione e globalizzazione e, soprattutto, quello nei confronti dell’economia nazionale, oltre all’attenzione allo stato di insofferenza degli americani nei confronti delle guerre. Non a caso uno degli slogan più famosi della campagna di Trump è “Basta alle guerre infinite”. I sostenitori di Harris, invece, sono guidati prima di tutto dalla paura che la politica di Trump possa minare le fondamenta dei principi democratici americani. “Comunque vada a finire – conclude il Professore – resta il fatto che l’America rimane fortemente divisa”.

La relazione del Professor D’Alimonte ha suscitato grande interesse da parte di tutti gli intervenuti, ed ha acceso un intenso dibattito su quello che rappresenta uno dei temi più scottanti dell’attualità; tanto che il presidente del Club Luca Barretta ha invitato D’Alimonte a tornare in primavera, per affrontare stavolta la questione de “I rapporti tra USA e Cina, tra globalizzazione e innovazione tecnologica”. Alla serata ha partecipato anche l’assistente del Governatore Daniele Guetta.