Firenze, 14 febbraio 2024 – Arno e Bisenzio, fiumi paralleli che strisciano nella pancia di Firenze e Prato: città politicamente ‘sorellastre’ reduci da un decennio filato di giunte dem rielette. È sulle loro sponde che il centrodestra si gioca il doppio appuntamento col destino: sfoderare un candidato in grado di dare una spallata al dominio Pd. Fiumi paralleli, che scorrono a velocità diverse, come le acque del centrodestra: palude a Firenze, cascata in piena a Prato. Ne sa qualcosa Eike Schmidt, ex direttore degli Uffizi, oggi alla guida del museo di Capodimonte a Napoli e in pole per la corsa a sindaco di Firenze. Ieri davanti agli Uffizi, dove l’Arno infila la testa sotto Ponte Vecchio, ha messo su una faccia da poker: "Non ho deciso. Il mio sogno è Napoli. Ma sono un un centrocampista e il centrocampista può correre col pallone o passarlo a qualcun altro". Già, ma a chi?
Un rebus. Eppure due giorni fa al capogruppo di FdI in Comune, Alessandro Draghi è sfuggita una parolina di troppo: l’anti-Nardella sarà lui. "Entro il 4 marzo avremo il nome. Schmidt? Molto probabile". Lo ha rimbrottato Giovanni Donzelli, plenipotenziario di Giorga Meloni: "Si è fatto prendere dall’entusiasmo. Non dobbiamo correre". FdI, le carte vuole tenerle ancora coperte. E sbirciare le mosse del centrosinistra, sperando nel passo falso. Qui la candidata Pd, Sara Funaro, attuale assessora al welfare della giunta Nardella, ha già ufficializzato la corsa a dicembre, prima fra tutti gli avversari. Alle sue spalle, gli sherpa dem guidati da Nardella cercano di ricucire col leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che ha ufficializzato la sua candidata Stefania Saccardi, vicepresidente del consiglio regionale. L’altra carta del Pd è il fronte comune contro Tomaso Montanari, rettore dell’università per Stranieri di Siena e padrino della lista civica di sinistra ‘XI Agosto’. Il suo diktat: abbattere il sistema di potere Pd.
Stesse acque, ma destini incrociate a Prato. Qui per la prima volta il candidato sindaco del centrodestra arriva prima di quello degli avversari. Sarà, Gianni Cenni, a un passo dal Bisenzio sul palco del Garibaldi Milleventi, sabato pomeriggio a parlare dei suoi progetti, della sua visione di città, di sé: classe 1963, avvocato, una vita nelle istituzioni. Il primo passo della sua campagna elettorale. La fumata bianca è arrivata una decina di giorni fa, non senza tensioni. Cenni è stato consigliere provinciale con An, consigliere comunale con il Pdl e assessore all’urbanistica nella giunta di Roberto Cenni (nessuna parentela, solo omonimia). Sul suo nome è arrivata la convergenza della coalizione, dopo mesi di incontri e trattative, culminate in un vertice a Roma.
Il Pd è invece in attesa. Uno stallo alla messicana, lo ha definito un dirigente del partito. Ci sono diverse anime, ambizioni, visioni. E di conseguenza nomi. Si aspetta anche un segnale da Roma: l’emendamento presentato dalla Lega in Senato per estendere la possibilità di un terzo mandato anche per i sindaci dei comuni con più di 15mila abitanti. Il Pd potrebbe così schierare Biffoni, sindaco popolare, probabilmente il più vincente dei candidati possibili. Una speranza flebile, però. L’emendamento doveva essere discusso oggi, ma nella capitale ieri si dava quasi per scontato un rinvio alla prossima settimana. A parte l’improbabile ipotesi Biffoni, nel Pd i nomi ancora in ballo sono tre. C’è la consigliera regionale Ilaria Bugetti, che nel partito ha vinto ai voti due battaglie: la segreteria provinciale nel 2010 e l’unico posto in palio in Regione nel 2020. C’è l’attuale segretario, il giovane Marco Biagioni, sostenitore di Elly Schlein e molto vicino al deputato Marco Furfaro. C’è il vicesindaco Simone Faggi, braccio destro da sempre di Biffoni, col suo bagaglio di esperienza nella macchina comunale. Scelta non facile.