BARBARA BERTI
Cronaca

Elly Schlein unisce giustizia sociale e ambientale nel libro "La nostra parte"

La ricetta di Elly Schlein per la difesa del pianeta e la parità. La presentazione del suo libro alla Feltrinelli Red

Elly Schlein

Elly Schlein

Barbara Berti Firenze, 8 aprile 2022 - E' possibile unire le lotte per la giustizia sociale e ambientale? La risposta è sì secondo Elly Schlein, vicepresidente della Regione Emilia Romagna, già parlamentare europea, che nel suo primo libro dal titolo "La nostra parte. Per la giustizia sociale e ambientale, insieme" (edito Mondadori) spiega che se le disuguaglianze sono aumentate e la Terra si trova sull’orlo del collasso non è un caso, ma l’effetto di precise azioni e che si possono fare scelte diverse, in grado di ridurre i divari e le emissioni, di migliorare la vita delle persone e del pianeta.

Tra le prossime presentazioni del libro, Elly Schlein l'8 aprile alle 18 è all'Auditorium San Romano di Lucca e alle 21 alla libreria laFeltrinelli Red di piazza della Repubblica a Firenze dove dialogherà con Cristina Privitera, capocronista de La Nazione di Firenze.

Unire giustizia sociale e ambientale: come è possibile? "I due temi sono imprescindibili e occorre prenderne consapevolezza. Non si può, infatti, lottare efficacemente contro le disuguaglianze se non si affronta al contempo l'emergenza climatica, che ne è concausa ed effetto. E, viceversa, non si può attuare una vera svolta ecologica senza accompagnare in essa la società intera, a partire dalle fasce più marginalizzate. E non c'è più tempo, dobbiamo agire subito, serve una transizione giusta".

Ci può spiegare meglio? "Serve una transizione accompagnata da politiche finalizzate non solo alla trasformazione green dei settori economici ma anche attraverso politiche di redistribuzione della ricchezza e dei saperi. Si stanno già pagando i costi della non transizione perché il cambiamento climatico è già in atto. Un esempio: in caso di dissesto ecologico oggi spendiamo sei volte tanto in interventi post-emergenza rispetto a quello che spendiamo in prevenzione".

Tutela dell'ambiente e fonti rinnovabili: non è un paradosso che la difesa del paesaggio vada contro la stessa tutela ambientale, come dimostrano le battaglie contro l'istallazione delle pale eoliche o i tanti vincoli per l'autorizzazione ai pannelli fotovoltaici? "Il nostro Paese ha un potenziale enorme ma è bloccato sulle fonti rinnovabili. Bisogna intervenire su tre fronti. In primis con semplificazione degli iter autorizzativi, e in questo ambito qualcosa è stato fatto. Quindi affrontare la sindrome Nimby, ovvero 'non nel mio giardino'. Bisogna che la politica si sieda al tavolo con i cittadini per coinvolgere il territorio e trovare delle soluzioni comuni come può essere l'agrivoltaico, un sistema di produzioni agricola e fotovoltaica realizzate sul medesimo terreno. Un altro esempio? Il parco eolico di Copenaghen: dopo un lungo confronto con i cittadini è stato realizzato e oggi oltre alla produzione di energia è un polo attrattivo per turisti. Altro campo di intervento è la creazione di filiere di batterie e sistemi di accumulo che permettono l'indipendenza energetica".

A proposito, la guerra in Ucraina ha portato in evidenza la fragilità del nostro Paese in termini di dipendenza energetica. Quale soluzione propone? "Anzitutto a questo Paese serve una svolta sulle fonti energetiche pulite come, per esempio, l'eolico o il fotovoltaico. L'energia pulita fa bene all'ambiente, è più conveniente e permette di non dipendere da altri Paesi".

Tema del lavoro. Contro le delocalizzazioni servirebbe una normativa a livello europeo? "Sì, serve una riflessione a livello europeo perché le multinazionali non possono fare il bello e il cattivo tempo, andar via da un giorno all'altro, licenziando con un sms. Per me serve una norma nazionale solida e uno strumento europeo adeguato che va accompagnato da una giustizia fiscale europea".

Da sempre si batte contro ogni discriminazione di genere: nella nostra realtà a che punto siamo? "Indietro. E non è un problema solo italiano anche se nel nostro Paese si sconta una pesante cultura patriarcale che le donne subiscono in tutti gli ambiti. A partire dal lavoro dove qualche passo in avanti è stato fatto con la legge sulla parità di genere nei CdA. Ma non basta, servono altre politiche a sostegno dell'imprenditoria femminile, serve la parità salariale. Una ricerca della Banca d'Italia spiega che un maggiore accesso femminile al mercato del lavoro, che ne innalzasse il tasso di occupazione all’obiettivo di Lisbona (60 per cento) si assocerebbe 'meccanicamente' a un Pil più elevato del 7 per cento, anche in presenza di una riduzione della produttività media.

Le discriminazioni di genere non sono solo in ambito lavorativo... "No, purtroppo no. Per eliminarle bisogna agire nelle scuole, con i bambini, prima che si radichi il pregiudizio perché la cultura patriarcale fa danni a tutta la società, anche dal punto di vista economico. E fa danni pure alle famiglie che già esistono, le famiglie arcobaleno. Il disegno di legge Zan contro discriminazioni e violenze per orientamento sessuale, genere, identità poteva essere un primo importante passo. In Europa in molti paesi viene riconosciuto legalmente e realizzato il matrimonio paritario, qui siamo fermi alle unioni civili".

Ha mai subito discriminazioni per le sue posizioni? "In quanto donna, giovane e impegnata nelle istituzioni sconto il patriarcato. Ma preferisco concentrarmi su chi subisce discriminazioni ma non ha voce. Mi preoccupano i fenomeni di bullismo, cyberbullismo e body shaming perché spesso si attacca il corpo delle donne per coprirne le idee".