Elettra Gullè
Cronaca

Tragedia di Calenzano, l’autista: “Nessun indennizzo e la formazione la paghiamo noi”

Il ricordo dei colleghi: “Con Davide eravamo a pranzo domenica: ridevamo con le nostre famiglie. Speriamo che Emiliano ce la faccia, ma avrà la vita rovinata...”

Livorno, 10 dicembre 2024 - “Una tragedia immane. Lì sotto poteva esserci uno di noi. Finora ci è andata bene. Siamo scioccati e di fronte a quanto successo a Calenzano ci rendiamo conto di come, davvero, si sia come le foglie, sugli alberi d’autunno...”. Davide Rossetti, autista della Mavet di Livorno, ricorda con la voce rotta i colleghi e mette anche l’accento sulle preoccupazioni di chi, come lui, si trova quotidianamente esposto a rischi altissimi. Il primo pensiero va ovviamente agli sfortunati colleghi. “Emiliano Braccini - dice Rossetti - è ora ricoverato al Centro Grandi Ustionati di Pisa. E avrà la vita rovinata, se ce la farà a sopravvivere”. E poi Davide Baronti, 49 anni, che risulta ancora disperso: “Eravamo a pranzo insieme domenica, abbiamo riso con le nostre famiglie. Fino a ieri pomeriggio abbiamo sperato fosse in ospedale. La famiglia non sapeva nulla e questo ci ha fatto temere il peggio”. L’altra vittima, Vincenzo Martinelli, “lo conoscevo meno bene, ma l’avevo visto solo giovedì scorso”, scuote la testa il collega.

Calenzano: oggi sciopero e assemblea a raffineria Eni Livorno
Stamani riuniti in 500: 'Incidenti guerra silenziosa infinita' (foto Novi)

Rossetti descrive l’impiego degli autisti di sostanze pericolose come un'attività ad alto rischio, spesso sottovalutata: “Facciamo un lavoro pericoloso, ma veniamo pagati come gli altri autisti di camion. Non abbiamo alcun indennizzo per il rischio che corriamo. Ogni cinque anni, poi, dobbiamo pagare di tasca nostra il rinnovo di due certificazioni. E ognuna costa 500 euro”.

Rossetti aggiunge poi che a Calenzano i rischi sono identici a quelli che si possono correre in qualsiasi altro deposito di carburanti: “I vapori sono ovunque e basta un piccolo innesco per provocare una tragedia. Un collega di Calenzano mi ha detto che erano in corso dei lavori alla baia di scarico. Presumibilmente, si tratta di lavori di carpenteria… e il ferro produce scintille. È fondamentale evitare lavori di questo tipo in prossimità delle baie di carico”.

La rabbia e lo sciopero dei lavoratori

Questa mattina è stato proclamato uno sciopero di due ore con assemblea e presidio davanti alla raffineria Eni di Livorno. La protesta è stata organizzata da Fim, Fiom, Uilm di Livorno e dal coordinamento Rsu delle ditte dell'indotto Eni. Almeno 500 lavoratori si sono radunati davanti ai cancelli della raffineria per esprimere solidarietà e rabbia: “Questa è una guerra silenziosa che sembra non finire mai e suscita interesse solo dopo tragedie come questa. La rabbia è tanta perché non si può morire lavorando.”

Sale a quattro il numero delle vittime

Nel frattempo, è stato ritrovato il corpo di un altro dei lavoratori dispersi. Con questo ritrovamento, le vittime accertate salgono a quattro, mentre si continua a cercare l’ultimo disperso. La tragedia ha coinvolto persone di varie provenienze: tra loro Vincenzo Martinelli, 51 anni, già identificato, e altri lavoratori ancora da identificare, come Carmelo Corso (57 anni, di Catania), Davide Baronti (49 anni, di Novara), Gerardo Pepe (46 anni, residente in Germania) e Fabio Cirielli (46 anni, di Matera).