Fabrizio Morviducci
Cronaca

Galassia sommersa, l’economia illegale in Toscana pesa 11,3 miliardi

Giani: “Dato negativo, ma il crimine organizzato non mette radici. E siamo sedicesimi in Italia per la presenza di entità mafiose”

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Lotta ancora più serrata all’evasione fiscale

Firenze, 4 dicembre 2024 – Lotta senza quartiere all’evasione fiscale e alle infiltrazioni mafiose sul territorio. Resta tuttavia preoccupazione sul fronte del lavoro nero e delle economie illegali. Sono le indicazioni che arrivano dal rapporto Irpet su illegalità e criminalità in Toscana. I numeri sono da tenere sotto controllo: 11,3 i miliardi di euro legati all’economia che non è osservata in Toscana; 10,1 di economia sommersa e 1,2 di economia illegale.

“Dati preoccupanti – ha spiegato il presidente della Toscana, Eugenio Giani – ma un dato positivo possiamo trovarlo nel fatto che, rispetto agli indicatori di presenza oggettiva della criminalità organizzata, la Toscana è al sedicesimo posto in Italia, e al tredicesimo per il controllo del territorio. Buono anche il risultato sulla lotta all’evasione fiscale”.

Restano varie preoccupazioni: il traffico di stupefacenti radicato nel porto di Livorno, il sistema del caporalato e dello sfruttamento del lavoro, i reati di contraffazione. Il presidente ha lanciato un appello a “non abbassare la guardia. I numeri del rapporto devono spingere tutte le istituzioni preposte a unire le forze per contrastare queste derive, attraverso accordi e protocolli di intesa per adottare azioni trasversali. I risultati positivi ottenuti a Prato sul versante del lavoro sicuro, grazie ad azioni sinergiche, sono replicabili anche per il contrasto alle attività illecite”.

Nella classifica delle province toscane a maggior tasso di infiltrazione mafiosa, spiccano Livorno, Siena, Prato e Pistoia. Mentre per le tipologie di reati, Firenze ha il triste primato per riciclaggio, contraffazione e sfruttamento della prostituzione; a Prato sono stati rilevati parimenti riciclaggio, contraffazione e reati legati al ciclo dei rifiuti, Livorno invece ha il record di segnalazioni per traffico di stupefacenti.

Sul campo delle evasioni fiscali, il record spetta all’Irpef con 2,5 miliardi non versati. Ma c’è un altro dato da tenere sotto controllo perché è strettamente connesso al mondo del lavoro: mancano 604 milioni di contributi previdenziali. Il fatto, unito a un ricorso fuori media al lavoro part time (il 40% dei contratti solo a Prato nel pronto moda), e a un numero impressionante di aziende che aprono e chiudono nel giro di poco tempo, fa pensare a un sistema lavorativo tutto da accertare. Tra le illegalità nei settori d’impresa, spiccano le attività finanziarie e assicurative, le costruzioni e il commercio. “La Toscana – ha detto la dirigente Irpet Patrizia Lattarulo – è una realtà con una dinamica economica ed una varietà di fonti di reddito appetibili per le attività illegali. A livello territoriale la parte economicamente più dinamica è anche quella più attrattiva. Prendiamo il territorio pratese, con il settore moda, la provincia di Livorno, con problemi legati al narcotraffico, il grossetano per il sommerso, Firenze e Siena per questioni finanziarie legate al riciclaggio. Rispetto al traffico di rifiuti, l’andamento di lungo periodo a livello nazionale ci pone nella media ma ad un livello inferiore rispetto ad alcune regioni del nord. Un dato molto significativo è quello del peso dell’economia sommersa sul valore aggiunto regionale, che è del 10,5%”.

“I dati del rapporto presentato da Irpet sulle infiltrazioni mafiose nella nostra regione – hanno detto i deputato FdI, Francesco Michelotti e Chiara La porta – se da un lato fanno registrare un calo della Toscana nella lista delle regioni italiane per attività mafiose di tipo economico rispetto allo scorso anno, conferma comunque che l’insistenza delle cosiddette imprese ‘apri e chiudi’ rappresenti un’attività illegale purtroppo divenuta, nel tempo, peculiare di alcuni territori toscani. La norma, fortemente voluta dal governo Meloni fin dal suo insediamento, a contrasto di questo crimine economico continua quindi a rappresentare uno strumento strategico e fondamentale per sconfiggere le sacche di illegalità che si infiltrano nei settori economici più redditizi”.