BARBARA BERTI
Cronaca

Ex Gkn, gli operai presentano il loro piano: "Componenti green e robotica per il rilancio"

Ecco le proposte per la mobilità pubblica e la sostenibilità ambientale

I lavoratori della Gkn (New Press Photo)

I lavoratori della Gkn (New Press Photo)

Campi Bisenzio, 11 marzo 2022 - Gli operai ex Gkn presentano il loro piano industriale. Mesi di lotta (oltre otto), di vertenza per la difesa dei posti di lavoro e dei diritti di chi in quello stabilimento lavorava, hanno portato non solo a un accordo-quadro di valore nazionale ed estremamente avanzato nei contenuti, ma anche al Piano pubblico per la mobilità sostenibile (PPMS): un piano di riconversione dello stabilimento, oltre 40 pagine elaborate dal Collettivo di Fabbrica in collaborazione con una rete di economisti della Scuola Superiore Sant'Anna e di ricercatori di altre università, che ha risvolti economici, produttivi, ambientali e sociali.

La fabbrica di Campi, dove fino al 9 luglio scorso si producevano semiassi, adesso è diventata "Qf spa" dell'imprenditore Francesco Borgomeo che l'ha rilevata dalla vecchia Gkn Driveline Firenze per reindustrializzarla: la parte principale della futura produzione dovrebbe essere quella relativa ai macchinari per l’industria farmaceutica, assieme ad altre linee e produzioni. Entro la fine di marzo, come stabilito dall'accordo-quadro sottoscritto al Mise, l'attuale proprietà presenterà il piano di reindustrializzazione.

Ma gli operai non hanno intenzione di aspettare con le mani in mano. "Con la nostra lotta siamo stati in grado finora di salvare la continuità occupazionale e dei diritti" spiega Dario Salvetti, delegato Rsu ex Gkn, durante la presentazione del Ppms alla stampa. E aggiunge: "Non siamo riusciti a salvare però la continuità produttiva, perché è impossibile pensare di salvare la singola unità produttiva in un settore come l'automotive senza un intervento complessivo. In pratica non era possibile salvare la produzione di semiassi a Campi senza ripensare l'automotive in Italia. Per questo abbiamo proposto una riconversione all'interno del polo pubblico della mobilità sostenibile".

Secondo Andrea Roventini, docente di Economia alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, "la logica del piano è trasformare una crisi in un’opportunità cogliendo le sfide dalla transizione verde, garantendo la stabilità occupazionale e la continuità produttiva in settori ad alta intensità d’innovazione e di valore aggiunto". Il docente spiega che tale "piano innescherebbe una trasformazione del tessuto produttivo toscano costruendo filiere produttive nei settori chiave dell’energie rinnovabili e della mobilità pubblica sostenibile, in linea con gli obiettivi e i fondi del Pnrr".

Il documento delle tute blu prevede tre scenari possibili: componenti meccanici (non solo semiassi, prodotto storico dello stabilimento) per il trasporto pubblico locale verde, componentistica per la filiera dell’idrogeno verde e /o di impianti fotovoltaici e, infine, sistemi di robotica collaborativa e sensoristica. I vari scenari sono contraddistinti dal ruolo di Invitalia come garante dell’interesse pubblico e da quello del centro di competenza Artes 4.0 come soggetto interlocutore per favorire la formazione della forza lavoro, il trasferimento tecnologico e l’adozione di macchinari e tecnologie 4.0.

"Il piano considera che la chiusura dello stabilimento presenti inoltre il rischio di perdita di competenze e conoscenze a danno di tutto il territorio circostante. A partire da queste valutazioni - spiega Lorenzo Cresti, dottorando di Economia alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa - si propongono riconversioni di vario genere che coinvolgono il più ampio tessuto produttivo".

Secondo Salvetti, inoltre, "il piano ha anche degli evidenti risvolti sociali: non è solo un progetto tecnico di riconversione, ma una proposta con una sua chiara visione sociale. Il piano comprende il ruolo del Collettivo di Fabbrica, dei delegati di raccordo e si muove verso l'idea di fabbrica socialmente integrata. Non solo: quello che vorremmo lasciare chiaro è che questo piano non può prescindere dal ruolo pubblico, sia sotto forma di investitore sia nella creazione di reti virtuose tra formazione e ricerca universitaria pubblica".

Tutto ciò, in ogni caso, implica un cambiamento dei rapporti di forza generali nella società che la singola fabbrica non può determinare. E questo è il motivo per cui il Collettivo di Fabbrica ex Gkn e l'arcipelago di realtà sociali che lo sostiene hanno lanciato la data del 26 marzo come giornata di lotta complessiva e di convergenza nazionale a Firenze.