
Bagno di folla per l’ultimo saluto a Fabio Picchi
Firenze, 28 febbraio 2022 - «Oh, devi essere orgoglioso di’ tu babbo. E te sei come lui". Giulio, uno dei quattro figli di Fabio, è stretto forte in un abbraccio dagli amici che – quando il cielo della Fortezza si tinge di una carrellata di pastelli rossi e rosa che all’animo fine del Picchi saranno piaciuti di certo – arrivano all’Ofisa dove Firenze, cioè centinaia di fiorentini, in una domenica fredda per davvero salutano il re di Sant’Ambrogio, rione ruvido e nobile insieme. Come il suo re, non a caso.
E c’è difatti una città alta e popolana insieme a dire ciao a Fabio Picchi, chef senz’altro, ma anche e soprattutto fiorentino docg. Nell’estro, nella fantasia, nella tempra, perfino in quella innegabile ruvidezza che a qualcuno lo ha fatto sembrare spesso altezzoso. "Macché, aveva un cuore enorme. Gigantesco. – dice una ragazza che non smette di soffiarsi il naso e spostarsi gli occhiali – A vederlo si sarebbe detto che ’se la tirava’ e lui, da geniaccio quale era, su questa cosa ci giocava anche un po’. Ma chi lo ha conosciuto davvero, chi è andato oltre il ’buongiorno e buonasera’, sa che se n’è andato un uomo vero. Schietto, buono. Il primo a tendere la mano a chi restava un passo indietro" Un po’ un De André in salsa toscana.
C’è la fila per salutare il Picchi. E il sindaco Dario Nardella, con la moglie Chiara, si mescola agli amici e ai bottegai di Sant’Ambrogio, alla gente di spettacolo che al Cibrèo, creatura di Fabio nata nel 1979, era di casa, ai politici di tempo fa e di oggi, come i tanti assessori di Palazzo Vecchio che ieri hanno fatto capolino in viale Milton. C’è anche Staino, amico vero, di vecchia data, del Picchi con il quale tuttavia non ha mai disdegnato di polemizzare sulla qualunque per poi mandarsi a quel paese e abbracciarsi daccapo. (alla fiorentina insomma). C’è l’ex premier e leader di Italia Viva Matteo Renzi che nei giorni scorsi aveva salutato lo chef così: "Ci mancherai tanto, Fabio. Ma porteremo con noi la tua incontenibile fame di vita". Poco prima delle sei, con garbo e in silenzio, scende da un van nero un giovane. A qualcuno sembra di conoscerlo, ma è imbacuccato per il freddo e in pochi danno un secondo sguardo per capire meglio. Il ragazzo abbraccia forte Maria Cassi, spezzata dal dolore ma orgogliosa di questo bagno d’amore della città per il suo compagno di una vita.
Poi quel ragazzo – che è Mika, uno degli artisti più famosi del mondo – s’incammina verso la bara del suo amico Fabio e gli dà un ultimo saluto. Sotto la cassa, vicino a una grande foto in bianco e nero che ritrae il Picchi con un sorriso sgargiante, bello e beffardo come gli anni della felicità che ora sembrano tanto lontani, c’è una sorta di ultimo omaggio. Una composizione artistica di verdure e di frutti, figli della terra che il Picchi tanto ha amato durante la sua vita.